MADRID. – “In memoria di tutti i caduti delle missioni italiane all’estero”, recita la targa apposta in Sala Nassirya a Palazzo Madama, scoperta questa mattina alla presenza del presidente del Senato Ignazio La Russa e del ministro della Difesa, Guido Crosetto.
“Nassirya è stato un punto dirimente – ha spiegato il ministro – noi siamo stati colpiti perché pensavano che l’Italia fosse l’anello debole e pensavano che colpendoci avrebbero portato un grande paese occidentale a ritirarsi da quello che era stato il primo grande impegno, e invece ci fu una reazione che Al Qaeda non si aspettava, di orgoglio e di vicinanza alle vittime che ci diede una forza internazionale di cui godiamo ancora adesso”.
Da ministro della Difesa “mi resi conto che una cosa non era chiara a tutti: l’umanità era il tratto caratteristico dei nostri soldati, ma non l’unico, perché andavano all’estero a combattere contro il terrorismo e per la democrazia. Nel racconto invece sembrava che fossero dei boyscout, erano anche dei boyscout ma non solo” ha detto invece La Russa.
“C’era stata la tragedia di Nassirya ma le tragedie continuavano – aggiunge la seconda carica dello Stato, rievocando i tempi al ministero quando Crosetto era il suo sottosegretario – quanti caduti sulle nostre spalle abbiamo accolto di rientro dall’Afghanistan, troppi, e il loro sacrificio non può essere considerato inutile, non solo per tenere lontano da casa nostra il terrorismo ma anche perché oggi nella politica estera le missioni internazionali sono una medaglia, valgono più di mille azioni diplomatiche. I nostri veri ambasciatori oggi sono gli uomini e le donne con le stellette”.
L’attualità
Venendo ai tempi, e alle missioni, più recenti, Crosetto ha invece rimarcato che “per noi i bambini sono tutti uguali, palestinesi, israeliani, ucraini e russi: non esiste differenza tra i civili che soffrono durante le guerre, il nostro dovere come abbiamo fatto in Ucraina e continuiamo ora in Palestina è quello di aiutarli”.
“L’abbiamo fatto in Siria – aggiunge – siamo stati la prima Nazione occidentale, forse l’unica a portare aiuti in quel paese dopo il terremoto, ora la prima in Palestina, inviando una nave ospedale e stiamo coordinando un ospedale su terra. Ci siamo offerti facendo il primo passo, e abbiamo detto ad altre nazioni di venire con noi e aiutarci a implementare l’ospedale su terra, e molte nazioni ci stanno dando aiuto”.
“L’altro giorno ero negli Emirati Arabi – racconta il ministro – l’emiro ha chiamato il presidente Meloni e le ha chiesto aiuto per portare lì 1.000 bambini di Gaza che vorrebbero curare negli ospedali emiratini. Noi siamo presenti con le navi in quella zona e adesso vedremo come sviluppare la logistica di questo trasporto”.
(Redazione/9colonne)