Rifiuti elettronici: uno su tre sfugge ad una corretta gestione

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MILANO. – Una zona grigia – popolata da pratiche non corrette e veri e propri interesse malavitosi – assorbe e fa “scomparire” quasi un quarto dei rifiuti di apparecchiature elettroniche ed elettrotecniche – i Raee – anche se consegnati correttamente dal consumatore per lo smaltimento, causando danni all`ambiente, alimentando mercati illegali e vanificando sforzi e impegni di chi cittadini e organizzazioni.

Se si considerano anche i casi di gestione dei Raee non adeguata o non accreditata, la quota di rifiuti elettronici ed elettrotecnici che sfugge alla corretta filiera sa a circa un terzo del totale. E` quanto emerge da una indagine sul campo svolta da Altroconsumo insieme ad Erion WEEE che, per 6 mesi, grazie all`utilizzo di tracker GPS, ha seguito i percorsi di oltre 350 Raee dal momento dell`uscita dalle case dei consumatori fino alla loro destinazione finale.

“Questa inchiesta evidenzia ancora una volta il cuore del problema: accanto al Sistema Raee italiano che funziona e porta benefici al Paese c`è una zona grigia fatta anche di traffici illeciti. Se vogliamo che le cose cambino non possiamo più fare finta che questo fenomeno non esita – ha detto Giorgio Arienti, direttore generale di Erion WEEE. – È necessario, affinché non vengano vanificati gli sforzi dei cittadini e dei soggetti virtuosi che operano nel settore, intensificare i controlli lungo la filiera e prevedere sanzioni più dure per chi alimenta questi flussi.

Nel nostro Paese gli impianti accreditati al Centro di Coordinamento RAEE sono in grado di riciclare oltre il 90% in peso dei RAEE; il problema non è quindi il riciclo, ma la raccolta: una parte di questi resta nelle case degli italiani, ma gli altri? Finiscono in mano a soggetti che usano i Raee unicamente per il proprio tornaconto, catturando le materie più facili da estrarre nel modo più economico, senza minimamente curarsi dell`aspetto ambientale. E questo comporta anche una significativa diminuzione della capacità di riciclare tutte le materie prime seconde e le materie prime critiche, fondamentali e strategiche per il nostro Paese, contenute nei Raee”.

L`inchiesta, che segue a distanza di quattro anni una simile condotta sempre con Altroconsumo ma su 200 grandi elettrodomestici, ha previsto il monitoraggio di 370 Raee – 300 grandi apparecchiature e 70 piccole -provenienti da tutte le regioni di Italia. All`interno del campione analizzato – che, va sottolineato, non è rappresentativo a fini statistici – sono presenti rifiuti elettronici differenti e appartenenti a 4 Raggruppamenti: R1 (frigoriferi, congelatori), R2 (lavatrici, lavastoviglie), R3 (notebook, tablet.) ed R4 (elettronica di consumo e piccoli apparecchi). Su ognuna di queste apparecchiature è stato installato un dispositivo GPS in grado di monitorarne la posizione lungo tutto il percorso, a partire dalla casa in cui si trovava prima del conferimento.

A fronte di un campione di 264 RAEE considerato valido ai fini dell`inchiesta – per gli altri 106 la trasmissione è stata interrotta nel luogo del primo conferimento o il trasmettitore è risultato difettoso- solo 175 (il 66,3%) sono giunti in uno degli impianti accreditati al Centro di Coordinamento Raee rimanendovi per un periodo di tempo sufficiente a poter essere trattati correttamente. In 12 casi (4,5% del campione), invece, la permanenza dei Raee nell`impianto accreditato è stata troppo breve per consentire una lavorazione plausibile, in linea con gli standard qualitativi dal Centro di Coordinamento Raee, mentre altri 15 rifiuti (5,7%), sono stati trasportati in impianti registrati, ma non accreditati e quindi non tenuti formalmente a rispettare gli standard di trattamento riconosciuti dal Centro di Coordinamento..

I restanti 62 Raee monitorati (pari al 23,5% del campione), hanno intrapreso poi un percorso decisamente non virtuoso: i rifiuti, infatti, dal luogo di conferimento hanno raggiunto una destinazione diversa da quella prevista, finendo in alcuni casi addirittura all`estero. Questo cluster rappresenta un flusso illegale, perché durante il proprio percorso i rifiuti non sono mai transitati in impianti autorizzati al trattamento sfuggendo così a ogni controllo. Le destinazioni anomale riscontrate sono tra le più varie.

Ad esempio, 3 notebook sono arrivati in Africa; hanno lasciato i porti nazionali e sono approdati in Senegal, Egitto e Marocco. In altri casi, la trasmissione si è interrotta presso zone residenziali dove la batteria del tracciatore si è scaricata o dove il tracciatore è stato rilevato e messo fuori uso. Inoltre, non sono mancati casi di Raee gettati in discariche abusive o consegnate direttamente ad acciaierie o attività di recupero e riciclo di metalli ferrosi senza essere lavorati.

Secondo l`ultimo Rapporto annuale del CdC Raee, il dato di raccolta pro-capite di Raee domestici in Italia si attesta su 6,12 chili per abitante, a fronte di un obiettivo europeo pari a 11 chili: secondo le stime di Erion WEEE, mancano all`appello circa 400.000 tonnellate di Raee domestici, vale a dire quasi 3 milioni di grandi elettrodomestici, come frigoriferi, condizionatori e lavatrici, e più di 400 milioni di piccoli elettrodomestici, dai cellulari, ai microonde e alle radio.”È un “buco nero” allarmante – conclude Arienti – perché per ogni Raee che viene sottratto perdiamo un`opportunità. Il nostro è un appello alle istituzioni affinché vengano attuati interventi efficaci di tutela di un interesse collettivo, ambientale ed economico.”

“I consumatori sono sempre più attenti nello smaltire correttamente i rifiuti: i loro comportamenti virtuosi meritano di non essere vanificati da falle nella filiera del recupero, come quelle emerse nell`ambito di questa nuova inchiesta – ha aggiunto Federico Cavallo, responsabile relazioni esterne di Altroconsumo – L`indagine che abbiamo realizzato con Erion WEEE dimostra, infatti, che ci sono numerosi aspetti migliorabili nella catena del conferimento del Raee: parecchi di questi prodotti, grazie allo sforzo educativo di tanti soggetti, come consorzi e organizzazioni di consumatori, e all`impegno dei cittadini, arrivano effettivamente negli impianti di trattamento, il luogo giusto.

Tuttavia, molti prendono invece strade anomale e illecite come abitazioni private, acciaierie, mercatini dell`usato oppure, in numerosi casi, destinazioni estere. Così facendo, si disattende l`impegno ecologico delle persone e si finisce per sottrarre risorse alla filiera del riciclo, aprendo anche la strada al rischio concreto di danni ambientali.

Cittadini e consorzi non possono essere lasciati soli”

“Servono regole stringenti, certezza delle sanzioni e più vigilanza – ha concluso Cavallo – Abbiamo denunciato al Ministero dell`Ambiente e della sicurezza energetica questi comportamenti illegali e auspichiamo l`intervento degli organi competenti, tra cui i nuclei operativi ambientali. Accanto a ciò, rimane fondamentale continuare a lavorare per garantire piena e completa informazione al consumatore: sia su come `dismettere` correttamente un`apparecchiatura non più utilizzabile, sia per promuovere il riuso o la riparazione di oggetti ancora valorizzabili”.

(Lfe /askanews)

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