Israele, Tajani: “Massimo impegno per ostaggi, insistiamo per de-escalation”

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani in Israele. (ANSA)

MADRID. – “Ho incontrato i familiari dei tre italiani che mancano all’appello, una donna e un uomo marito e moglie e un giovane che partecipava al rave: i familiari non hanno notizie e noi non ne abbiamo, probabilmente sono ostaggi di Hamas: ho detto loro che il governo italiano sta facendo il massimo per liberazione degli ostaggi. E’ la nostra priorità”. Così il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un punto stampa dall’ambasciata a Tel Aviv.

“Ho avuto un lungo colloquio con il ministro degli Esteri israeliano Cohen al quale ho ribadito la solidarietà e l’impegno dell’Italia a difesa dell’integrità e del diritto ad esistere di Israele: nessuno può pensare di cancellare Israele dalla carta geografica” riferisce il capo della diplomazia italiana, che aggiunge:  “E’ ovvio che noi vogliamo la pace, siamo per la politica dei ‘due popoli, due stati’. Israele ha diritto a difendersi: mi auguro, e ritengo che così sarà, che la reazione di Israele sarà proporzionata all’attacco subito”.

“Più tardi sarò in Giordania, nel corso degli incontri insisterò per la necessità di una de-escalation. Credo che sia giusto che Hezbollah rimanga nei confini del Libano perché un attacco dal sud del Libano in Israele sarebbe una terribile iniziativa destinata a infiammare l’intero Medio Oriente: tutte le nostre iniziative diplomatiche sono per una de-escalation – sottolinea ancora Tajani – Siamo convinti anche  che i paesi arabi possano isolare Hamas, il suo tentativo è quello di impedire qualsiasi dialogo di pace tra i paesi arabi ed Israele, cioè l’esatto contrario di quello che noi vogliamo, di quello che vuole l’Italia che ci tiene ad essere portatrice di pace in Medio oriente e in tutto il Mediterraneo”.

“Ho lavorato anche – riferisce infine il ministro degli Esteri  dopo aver ascoltato il cardinale Pizzaballa (patriarca di Gerusalemme dei Latini ndr), perché si possa tutelare la presenza dei cristiani in Palestina, che non ci siano attacchi alle chiese e che si possa creare un corridoio umanitario per queste persone. Ho trovato interesse e disponibilità da parte del governo di Israele”.

(Redazione/9colonne)