A Firenze gli Stati Generali della Diplomazia Culturale, Tajani: ” Cultura strumento di pace”

Il ministro degli Esteri e vice premier Antonio Tajani in una foto d'archivio.

MADRID. – Si sono aperti oggi e proseguiranno fino all’11 ottobre, presso il Palazzo Vecchio di Firenze, gli Stati Generali della diplomazia culturale, un’occasione di incontro e confronto dei Direttori e delle Direttrici degli Istituti Italiani di Cultura, sia con enti pubblici sia con organismi privati, sulla promozione della cultura e della lingua italiana all’estero, nell’ambito della strategia di diplomazia culturale della Farnesina.

Ad aprire i lavori questa mattina è stato il sindaco di Firenze, Dario Nardella, il quale ha voluto ricordare quanto un’occasione come questa, legata al concetto di diplomazia ed incontro tra i popoli, non possa non ricordare il momento difficilissimo che il mondo sta vivendo.

“A nome di Firenze – ha detto, infatti, Nardella – esprimo la vicinanza dell’amministrazione della comunità al popolo di Israele. E confermo, come ho già avuto modo di dire ai colleghi sindaci di Tel Aviv e di Gerusalemme, il nostro impegno insieme agli altri sindaci europei perché non si possa cancellare la speranza e l’obiettivo della pace tra questi due popoli. Pace che è possibile soltanto se si annullano, si azzerano questi gesti di violenza inaudita”.

Proprio partendo dall’orrore per le vicende che stanno sconvolgendo Israele, bisogna dunque parlare di cultura e di arte come “strumento di libertà”. “La cultura può essere la leva che spinge la diplomazia oltre i confini che si immaginano invalicabili”, ha precisato il sindaco di Firenze. Dopo l’introduzione di Nardella, è intervenuto il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, il quale ha esordito definendo l’Italia una “superpotenza culturale”.

Anche il ministro degli Esteri ha dedicato un pensiero a quello che sta accadendo in Medio Oriente, sottolineando lo stridore tra il messaggio di pace di cui la cultura è da sempre portatrice, e gli echi di guerra: “Cultura è sinonimo di pace, sinonimo di dialogo e purtroppo questa giornata di lavoro si svolge mentre nel mondo le guerre esplodono, la situazione in Ucraina, la terribile e violenta aggressione di Hamas contro civili israeliani.

Abbiamo visto immagini che non avremmo mai immaginato di poter vedere, l’accanimento non contro i militari, ma contro giovani, donne, bambini, vecchi inermi che non erano in grado di difendersi, perché l’attacco contro chi è in grado di difendersi può avere un significato. Uccidere, violentare e prendersela con chi non è in grado di difendersi è ancora peggio. Oltraggiare i cadaveri, come abbiamo visto, anche se di soldati, è da vigliacchi, non è da combattenti.

Noi condanniamo questa aggressione, ma lavoriamo contemporaneamente per una de-escalation, non vogliamo che il conflitto si estenda. Perché crediamo sempre e comunque nel dialogo. Siamo per due Stati, per due popoli diversi, ma in tutto il mondo noi vogliamo che il dialogo cresca, che la diplomazia sia lo strumento migliore per risolvere le controversie”.

Cultura per combattere gli orrori delle guerre, dunque. E in questo, afferma Tajani, l’Italia è da sempre in prima linea. Lo dimostra l’impegno dell’Italia, attraverso il Maxxi di Roma e la Triennale di Milano, nella ricostruzione della cattedrale di Odessa “città che è stata costruita grazie alla genialità di architetti italiani, colpita dai bombardamenti russi. Quindi anche lì promuoviamo, grazie alla nostra capacità, grazie alla nostra cultura, la ristrutturazione di opere distrutte dalla guerra”.

Tajani, concludendo il suo intervento e approfittando della prestigiosa cornice fiorentina, ha annunciato che il film del regista Pupi Avati – consigliere al Ministero degli Esteri, di cui è stato proiettato anche un video-intervento – dedicato a Dante Alighieri, sarà trasmesso in tutte le sedi degli istituti di cultura italiani nel mondo.

Anche la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha voluto sottolineare il grande valore di “apertura, inclusività, messa a disposizione non arrogante ma generosa di quel patrimonio mondiale dell’umanità di cui noi siamo orgogliosi ma anche generosi custodi” che è rappresentato dall’Italia. E proprio questa capacità dell’Italia di condividere la sua grande ricchezza artistica e culturale ne ha fatto un punto di riferimento in tutto il mondo, anche per quel che riguarda la lingua italiana:

“Spesso ci dicono che la lingua italiana è molto amata, praticata e richiesta. È vero. Ultimamente il Presidente Tajani ha chiesto che si facesse un bilaterale con il mio omologo saudita che, quando si è parlato di collaborazioni tra realtà universitarie, ha detto: noi però vorremmo che i nostri studenti non frequentassero corsi in lingua inglese, ma in lingua italiana. E vorremmo cominciare ad avviarli allo studio della lingua italiana in loco, da noi, per poi mandarveli. Ecco, questo è solo un esempio, potrei fare tanti altri, di quanto la nostra forte tradizione sia vista non solamente come una profonda radice, ma come una pianta, un albero immenso che si proietta verso il futuro”.

A farle eco, l’intervento del ministro del Turismo, Daniela Santanchè, la quale è voluta tornare sulla situazione internazionale che stiamo vivendo per riflettere sull’importanza della cultura contro ogni deriva violenta: “Oggi, essere e parlare agli stati generali della diplomazia culturale credo sia un atto simbolico importante, proprio per quello che sta accadendo in Medio Oriente, che si aggiunge purtroppo in maniera tragica a quanto abbiamo visto sino ad oggi nell’est dell’Europa.

In questo scenario geopolitico preoccupante, essere qua e partecipare all’evento della diplomazia culturale, dimostra che oggi più che mai c’è bisogno della diplomazia e quindi c’è bisogno anche di voi, perché noi crediamo che la diplomazia, specie quella culturale, possa costruire quei ponti di cui abbiamo tanto bisogno”.

Una cultura di cui gli italiani dovrebbero andare molto fieri, ma che spesso – osserva la Santanchè – sembra dimenticare: “Non sempre gli italiani sono così fieri di essere italiani. Non sempre gli italiani sono così orgogliosi di essere italiani. E allora abbiamo bisogno di voi, abbiamo bisogno delle direttrici, dei direttori, degli istituti di cultura. Perché attraverso voi, con la vostra azione di promozione che fate all’estero della nostra nazione, io mi auguro che dentro ogni italiano ci possa essere quell’orgoglio di appartenenza, di ambizione e sfrontatezza”.

Alla fine, una stoccata dal ministro del Turismo a chi, in Italia, ha più volte criticato la campagna pubblicitaria “Open To Meraviglia”, a voler ribadire che all’estero l’apprezzamento per ciò che è italiano è pressoché unanime: “Pur essendo stato criticato, il Ministero del Turismo ha scelto la Venere di Botticelli come una delle immagini più iconiche per rappresentare l’Italia. E vi assicuro che, quando andiamo in giro per il mondo, sono ammirati, lasciatemi dire, meravigliati”.

(Redazione/9colonne)

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