CARACAS – Preoccupa, dentro e fuori il Venezuela, i toni sempre più aspri che accompagnano le dichiarazioni del governo del presidente Nicolás Maduro sulla “questione dell’Esequibo”. L’ultimo comunicato reso noto dal Ministero degli Esteri venezuelano, nel quale si ritiene “ostile e arrogante” l’atteggiamento della Guyana, e la decisione del Parlamento di indire un referendum per dare voce ai venezuelani, fanno temere un incremento delle ostilità che potrebbero sfociare in un conflitto armato. Proprio come accadde tra Argentina e Inghilterra nel 1982, con la “guerra delle Malvine”. Il risultato, come si ricorderà, fu la morte inutile di 649 giovani soldati argentini e 255 inglesi.
Nell’ultimo comunicato, il governo del presidente Maduro, riferendosi a quanto manifestato da Guyana il 30 settembre, ha accusato il vicino paese di essere “un governo subalterno e ostaggio della multinazionale Exxon”. Questa, secondo il governo venezuelano, avrebbe proibito al presidente Irfaan Ali e al premier Mark Phillips di “riprendere la via del dialogo” per risolvere la “controversia territoriale”.
Nei giorni scorsi il presidente Maduro ha anche accusato il suo omologo di aver autorizzato Exxon Mobil a esplorare nel territorio che Venezuela e Guyana si disputano. Si tratta di un territorio di circa 160 mila chilometri quadrati ricco in minerali. Guyana sostiene valido il confine fissato nel 1899 da un tribunale arbitrale di Parigi. Da parte sua, il Venezuela insiste nel difendere l’accordo di Ginevra, firmato nel 1966 con il Regno Unito, prima dell’indipendenza della Guyana.
Legna sul fuoco. Il presidente del Parlamento venezuelano, Jorge Rodríguez, ha informato nei giorni scorsi il Consiglio Nazionale Elettorale, della decisione, presa all’unanimità, di indire un referendum per permettere ai venezuelani di pronunciarsi a difesa del diritto di proprietà del Venezuela sull’Esequibo. Quindi, di procedere alla sua realizzazione.
Gli analisti temono che il consenso che sicuramente emergerà dal referendum possa essere il pretesto di cui il governo avrebbe bisogno per “un colpo di mano” militare nel territorio che Guyana e Venezuela reclamano come proprio.
Redazione Caracas