Minori, il Garante: “La politica non insegua l’emergenza, soluzioni siano sistemiche”

Il Presidente Meloni partecipa alla riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. (Ufficio stampa)

MADRID. – “Per capire le priorità dobbiamo sicuramente partire dall’ascolto dei minori, perché sono loro che ce le evidenziano. Bisogna pensare ai temi che sono d’attualità adesso, dalla criminalità minorile all’afflusso dei minori stranieri non accompagnati”. Così l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia), Carla Garlatti, al termine dell’illustrazione della relazione sull’attività 2022 in Parlamento.

“L’approccio non deve essere emergenziale – sottolinea il garante – la politica non deve rispondere nell’emergenza perché così arriva necessariamente in ritardo, ci vuole un approccio sistemico e strutturale”. “La criminalità minorile – ricorda il garante – non è nata ieri, bisogna lavorare sulla prevenzione” ed è “da 20 anni che noi abbiamo flussi migratori di minori, abbiamo avuto la novità di un diverso tipo di afflusso che è stato quello degli ucraini, ma si tratta di una situazione temporanea mentre gli altri minori non accompagnati vogliono allontanarsi dal loro paese e non farvi ritorno: non è una novità e va affrontata non in maniera emergenziale ma strutturale”.

Secondo il garante, inoltre, i minori stranieri non accompagnati “assolutamente devono essere tenuti separati dagli adulti, nemmeno temporaneamente debbono essere mescolati agli adulti: è grave che questo avvenga, perché ci sarebbe una contaminazione dannosa per i minori”.

Il decreto Caivano

“Il decreto Caivano – spiega inoltre Garlatti – contiene delle cose molto buone e delle cose sulle quali sono più critica, trovo molto buono tutto ciò che va nella strada della lotta alla dispersione scolastica e degli investimenti nel rendere la scuola più attrattiva, del coinvolgimento del nucleo familiare e tutto ciò che riguarda la rieducazione del minore.

Sono sinceramente perplessa su tutto ciò che riguarda l’inasprimento della pena e l’uso del carcere, soprattutto nella fase cautelare. Ai minori il carcere non fa bene, mentre è necessario consolidare le strutture educative come ad esempio le comunità. Al carcere si deve ricorrere in casi gravi, quando le altre strade sono fallite, e anche nel carcere ci debbono essere percorsi rieducativi, perché i ragazzi sono sempre recuperabili e non bisogna gettare la spugna prima”.

(Redazione/9colonne)

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