MADRID. – “Se n’è andato un compagno di tante battaglie”. Achille Occhetto, l’ultimo segretario del Partito comunista italiano, arriva a Palazzo Madama quando manca meno di mezz’ora alla chiusura della camera ardente del presidente emerito Giorgio Napolitano. Ieri, nel giorno di apertura, l’omaggio dei vertici delle istituzioni e della politica (dal capo dello Stato ai presidenti delle Camere, dal premier Giorgia Meloni alla leader del Pd Elly Schlein) ma anche la sorpresa di Papa Francesco.
Domani mattina i funerali di Stato alla Camera, alla presenza anche di capi di Stato stranieri come il presidente francese, Emmanuel Macron e quello tedesco, Frank-Walter Steinmeier. Una figura capace di unire, Napolitano. “Abbiamo avuto in alcuni momenti dei dissapori – premette Occhetto – ma in questo momento ricordo i momenti di grande affetto e di grande collaborazione, a dimostrazione che ai nostri tempi anche tra diversi si aveva una profonda umanità e si sapeva collaborare: questo credo che sia un messaggio da lasciare alle nuove generazioni”.
Alla ‘svolta della Bolognina’ – ovvero la trasformazione del Partito comunista italiano in Partito democratico della sinistra – ricorda infine Occhetto, “Napolitano ha guardato con incertezza iniziale, poi con Macaluso ha deciso di appoggiarmi fino in fondo”.
In mattinata, il vicepremier Antonio Tajani è tra i primi ad arrivare: con Napolitano, spiega, “siamo stati tanti anni assieme al Parlamento europeo, sono stato nella sua Commissione quando lui presiedeva la commissione affari costituzionali. C’era una grande rispetto e condivisione, sebbene su fronti politici differenti, di una vera scelta europeista”.
Tra i ministri che rendono omaggio al presidente emerito quello delle Autonomie Roberto Calderoli: “È stata una persona con la quale ho convissuto 30 anni di vita politica. Ci sono sempre state un’amicizia e una stima reciproca che sono cresciute negli anni” ricorda l’esponente leghista, e “in questo momento gli scontri li voglio lasciare da parte, preferisco ricordare l’amicizia e la stima reciproche”.
Per il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, Napolitano “è stato un uomo di grande rigore morale e politico, ricordato sempre al ministero dell’Interno per la grande dignità istituzionale che ha conferito nell’esercizio di quel ruolo. Sull’immigrazione ebbe una grande intuizione, capì che il fenomeno andava affrontato a livello europeo, anche da questo punto di vista il suo insegnamento rimane un punto di riferimento”.
Sfilano via silenti i ministri Fitto e Giorgetti; quest’ultimo lascia un sentito messaggio nel libro delle presenze: “Caro Giorgio mi hai insegnato tante cose, magari anche un po’ di ‘stile’, e mi hai lasciato un marchio sicuramente immeritato di saggio. Grazie”. L’attuale ministro dell’Economia, infatti, fu chiamato nel marzo 2013 dall’allora capo dello Stato a far parte del gruppo di dieci ‘saggi’ che aveva il compito di elaborare un programma di riforme.
Gruppo di cui faceva parte anche Gaetano Quagliariello: “Nonostante ci fossero tutte le condizioni, e il suo discorso in Parlamento le rafforzò, l’obiettivo non è stato raggiunto, l’ultimo miglio non è stato compiuto. Successivamente, più volte, il presidente mi ha detto che quello è stato il suo più grande cruccio”.
“Ci siamo intrecciati molte volte, ma a me quello che resta più impresso è il suo europeismo convinto, determinato, anche all’interno del suo partito quando ancora questo non era così convinto” spiega invece Emma Bonino, storica leader radicale, che di Napolitano ricorda il “rapporto controverso ma certamente profondo con Pannella. Insomma, tutta una vita in cui ci siamo incrociati”.
Preferisce non parlare con la stampa il leader di Azione, Carlo Calenda, così come l’ex guardasigilli Marta Cartabia e Luigi Di Maio, attualmente rappresentante speciale dell’Ue per il Golfo Persico. Tramite Giovanni Malagò arriva l’omaggio dello sport italiano: Napolitano, d’altronde, festeggiò accanto agli azzurri nel 2006 la quarta e ultima coppa del mondo conquistata dall’Italia.
La sorpresa (per Giulio Napolitano, figlio del presidente emerito, tifoso biancoceleste) viene però dal presidente della Lazio e senatore di Forza Italia, Claudio Lotito, che alla camera ardente porta con sé due calciatori della squadra capitolina, Alessio Romagnoli e Ivan Provedel.
(Redazione/9colonne)