MADRID. – Si è svolta oggi, nella cornice dell’Auditorium Parco della Musica di Roma e alla presenza delle più alte cariche dello stato, compreso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’Assemblea Nazionale annuale di Confindustria.
L’evento è stato caratterizzato soprattutto dalla relazione annuale tenuta dal presidente dell’Associazione che riunisce le imprese italiane, Carlo Bonomi, il quale, a 9 mesi dalla scadenza del suo mandato, ha fatto un bilancio di questi ultimi anni, in un lungo excursus che ha abbracciato tantissimi temi: dalla congiuntura internazionale, al tema del lavoro, della transizione energetica e delle sfide economiche globali che ci attendono.
Davanti ad una folta platea di imprenditori – tra cui Marina Berlusconi – Bonomi ha inaugurato la sua relazione specificando di non avere intenzione di “esprimere le nostre osservazioni sullo stato dell’economia, sul PNRR, o sulla Manovra di bilancio che si avvicina. Lo faremo in altre sedi”.
Il tema di quest’anno, “Impresa, Lavoro e Democrazia: La strada della Costituzione”, ha offerto a Bonomi l’occasione per analizzare il rapporto tra economia e democrazia e sottolineare l’importanza di quest’ultima per uno sviluppo sano ed equilibrato dell’attività d’impresa.
“Se guardiamo l’indice elaborato ogni anno dall’Economist, il dato generale ci dice che la democrazia nel mondo sta regredendo: nel 2022, su 167 Paesi le ‘democrazie piene’ sono 24 e 48 le ‘democrazie imperfette’, i ‘regimi ibridi’ 36, ben 59 i ‘regimi autoritari'”, ha osservato Bonomi, il quale ha voluto così sottolineare quanto le condizioni politiche dei paesi del mondo influiscano, spesso in maniera preponderante, sulle economie globali, determinando crisi e contribuendo all’instabilità.
“L’invasione russa in Ucraina – ha infatti dichiarato il presidente di Confindustria – ha ulteriormente drammatizzato una situazione generale di fragilità degli equilibri internazionali con ricadute su economia e società europea”. Per questo, è necessaria un’azione comune.
Secondo Bonomi, “Italia, Europa e Occidente sono rimasti per troppo tempo spettatori indifferenti” ai processi di cambiamento degli equilibri internazionali “che avanzano in realtà da anni e anni, e noi come imprese ne abbiamo subito gli effetti”. “Processi – ha sottolineato – che sono all’origine di imponenti flussi migratori che investono Italia ed Europa, dovuti a chi fugge da miseria, sfruttamento e torture, e troppo spesso finisce nelle mani di spregevoli trafficanti di vite umane”.
Salario minimo
Il presidente di Confindustria ha voluto mettere in chiaro la posizione dell’organizzazione rispetto al tema caldo del salario minimo: “La discussione di questi mesi sulla opportunità o meno di introdurre per legge un salario minimo, sembra trascurare che la nostra Costituzione ci obbliga a riconoscere al lavoratore un salario giusto. Questa funzione, nello spirito della nostra Costituzione, è affidata – per quanto concerne il lavoro subordinato – alla contrattazione collettiva.
Confindustria resta convinta che la mera introduzione di un salario minimo legale, non accompagnata da un insieme di misure volte a valorizzare la rappresentanza, non risolverebbe né la grande questione del lavoro povero, né la piaga del dumping contrattuale, né darebbe maggior forza alla contrattazione collettiva”.
Concetto ribadito anche durante la Conferenza Stampa che Carlo Bonomi ha tenuto alla fine dell’Assemblea, in cui ha ribadito la necessità, prima di ogni discussione sull’introduzione di un salario minimo per legge, di individuare con precisione le categorie interessate da una condizione salariale fragile, per capire quali interventi, oltre alla contrattazione collettiva, sono più efficaci.
Per un’economia in salute
Alla fine della relazione di Bonomi, ha preso la parola il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale ha dichiarato: “Se c’è qualcosa che una democrazia non può permettersi è di ispirare i propri comportamenti, quelli delle autorità, quelli dei cittadini, a sentimenti puramente congiunturali, con il prevalere di inerzia, ovvero di impulsi di ansia e di paura”.
“Nel discorso con cui Franklin Delano Roosevelt inaugurò la sua presidenza degli Stati Uniti, giusto 90 anni fa, utilizzò una locuzione, divenuta giustamente famosa, che calza a proposito: ‘La sola cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa’, l’irragionevole e ingiustificato terrore senza nome che paralizza gli sforzi necessari a convertire la ritirata in progresso – ha ricordato il capo dello Stato – Oggi siamo in una condizione fortunatamente ben diversa che ci conduce tuttavia a richiamare il legame, per quanto possano molti apparire scontato, tra economia e democrazia”.
Un’economia solida, sottolinea Mattarella, è alla base della solidità anche dei regimi democratici, e lo si è visto proprio nei primi anni del ‘900, quando “la crisi del capitalismo mise in discussione anche gli ordini politici esistenti, registrando un diffuso malcontento verso la democrazia, ritenuta noiosa e inefficace rispetto ai totalitarismi che si erano affacciati e che si stavano consolidando”.
Ecco perché, avverte il presidente della Repubblica, “al contrario, una economia in salute contribuisce al bene del sistema democratico e della libertà, alla coesione della nostra comunità”. Il mondo dell’impresa, dunque, è essenziale per il “rafforzamento della Repubblica e delle sue istituzioni”, così come la Costituzione democratica “esprime anche l’anima delle imprese italiane”.
Per questa ragione, la Costituzione non può fermarsi “ai cancelli delle fabbriche”. Il mondo del lavoro è “lo spazio democratico in cui i valori del bene comune e della responsabilità sociale devono manifestarsi nella loro concretezza”, offrendo un “mercato del lavoro inclusivo, specialmente per giovani e donne, che renda quindi effettivo il diritto al lavoro”.
“Prima di ogni altro fattore – ha ricordato Mattarella – a muovere il progresso è infatti il capitale sociale di cui un Paese dispone, un capitale che non possiamo impoverire. È una responsabilità che interpella anche il mondo delle imprese. Troppi giovani cercano lavoro all’estero per la povertà delle offerte retributive disponibili”.
Non è quindi, quello che Mattarella definisce “capitalismo di rapina” quello a cui bisogna far riferimento, quello della “concentrazione delle ricchezze”, in quanto “evitare la concentrazione del potere è garanzia della libertà di tutti”. “La Costituzione opta decisamente per un’economia di mercato, in cui la libertà politica è il quadro entro cui si inserisce la libertà economica, le attività con le quali le imprese partecipano”.
Ma questo è possibile solo quando “i poteri pubblici assicurano qualità nei servizi, efficacia, efficienza e chiarezza nel sistema normativo, quando viene garantita sicurezza contro le forme assunte dalla criminalità, quando l’efficacia sanzionatoria verso comportamenti scorretti è equa e incisiva”.
L’Italia, dunque “progredisce e si sviluppa attraverso il dialogo con le parti sociali”, nel “rispetto della dignità umana e nel dovere di solidarietà”.
(Redazione/9colonne)