Sanità, la proposta di Crisanti-Irto: togliere alla politica le nomine dei dirigenti

Il virologo e senatore Pd, Andrea Crisanti.

ROMA. – Togliere le nomine dei dirigenti delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del Servizio sanitario nazionale dalla diretta discrezionalità delle Regioni, per rendere il Servizio sanitario nazionale più efficiente e trasparente. In una parola, per “restituirlo ai cittadini”.

La petizione lanciata su Change.org in pochi giorni dal microbiologo e senatore del Partito democratico Andrea Crisanti ha raccolto più di 115mila firme e oggi quel testo, che chiedeva in maniera molto diretta ‘Fuori la politica dalle nomine della sanità’, è diventato un progetto di legge, che porta le firme di Crisanti stesso e di Nicola Irto e che punta a modificare il processo di nomina dei direttori generali, attraverso una commissione valutatrice nominata dall’Anac che selezioni il candidato dai requisiti più idonei.

“Noi riteniamo che questo sia uno snodo cruciale per cambiare la gestione del nostro Ssn, renderlo più efficiente, trasparente e restituirlo ai cittadini” spiegano Crisanti e Irto. Secondo il testo presentato, rimane in capo alla politica il ruolo “di indirizzo e controllo “perché è giusto che la politica delinei gli indirizzi e impedisca che la sanità sia un terreno dove prolifichino le disuguaglianze sociali: la triste verità è che oggi vive meglio e di più chi ha più possibilità e questa è una cosa che va scardinata”. Allo stesso tempo però va garantita l’indipendenza dei dirigenti nella gestione della sanità pubblica, che abbiano un grado di autonomia tale “che siano in grado di dire di no a un presidente di Regione se una cosa non va bene”.

Il direttore sanitario

Scegliere un direttore sanitario in maniera indipendente dai governatori, “tramite una struttura composta da un rappresentante della Regione, uno dei Comuni, uno delle aziende ospedaliere, dei rappresentanti sanitari e dei pazienti” rappresenta per Cristanti e Irto “la creazione di anticorpi fisiologici” anche nell’ottica di una futura applicazione delle autonomie differenziate, e rappresenterebbe un primo passo “per la messa in sicurezza di un Servizio sanitario nazionale ha bisogno di un intervento: sicuramente servono più risorse – avverte Crisanti – ma l’errore più grande che si può fare e mettere più soldi in un sistema che non funziona”.

Un sistema in cui, ricorda il senatore, vi è un deficit nascosto di 8 miliardi, sotto-finanziamenti di altri 7-8 miliardi l’anno, commissariamenti e problemi di efficienza innegabili. Senza contare che “ogni anno vanno al privato 67 miliardi tra convenzioni e spesa diretta del cittadino, più risorse di quanto viene immesso nel pubblico. C’è da chiedersi perché questo esito accade e verificare regione per regione”, questione che sarà al centro, spiega Crisanti, di una prossima proposta di legge: “Non siamo contro il privato, ma la competizione deve essere alla pari”.

(Redazione/9colonne)

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