Ucraina, Zelensky in visita nelle aree inondate di Kherson

Il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, durante la visita a Kherson. EPA/MYKOLA TYMCHENKO

MADRID. – Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha visitato Kherson e la sua regione in cui ampie aree sono state devastate dalla fuoriuscita delle acque dopo la distruzione della diga di Nova Kakhovka. Il presidente ha tenuto una riunione operativa per fare il punto sulle evacuazioni e sui soccorsi.

È stato trattato anche il tema delle “prospettive di ripristino dell’ecosistema della regione e della situazione militare operativa nell’area del disastro”, come si legge in una dichiarazione pubblicata sul canale Telegram presidenziale. In un video, Zelensky appare mentre compie un sopralluogo a un punto di passaggio dal quale le persone vengono evacuate dalle aree allagate.

A causa della distruzione della diga di Kakhovka, secondo le autorità ucraine, più di 600 chilometri quadrati della regione di Kherson sono stati allagati. Più di 20mila persone sono ancora senza elettricità, secondo il ministero dell’Energia di Kiev. Al momento i morti accertati sono sei, stando alle autorità ucraine e russe.

Il governo di Kiev ha lanciato un appello per donazioni per i soccorritori, in particolare per l’acquisto di barche o motopompe. Secondo alcune stime, il livello dell’acqua è in media di 5,33 metri. In tutto questo, le autorità ucraine denunciano la prosecuzione degli attacchi russi che rallentano le operazioni di evacuazione.

“Nella giornata di ieri, il nemico ha effettuato 34 attacchi nella regione. . . incluso un attacco di artiglieria alla città di Kherson”, ha scritto su Telegram l’amministrazione militare regionale di Kherson.

Pushilin: “Niente compromessi, necessario ‘liberarla’ del tutto”

Altro che controffensiva. Per Denis Pushilin, leader fantoccio dell’autoproclamata repubblica popolate di Donetsk, l’obiettivo prioritario resta quello della “liberazione dell’intera Ucraina” anche se, nell’immediato, appare “urgente far arretrare le truppe di Kiev ad almeno 500 chilometri dai confini della Russia”.

Intervistato dalla RIA Novosti, Pushilin si chiede “Fino a che punto dovremmo spingere i nemici indietro in modo che i nostri insediamenti non vengano bombardati? Allo stato attuale di almeno 500 chilometri. Analizzando la mappa dell’Ucraina si può immaginare dove potrebbe costituirsi il confine: probabilmente lungo il Dnepr, ovvero lungo una barriera naturale”.

Ma una volta raggiunto ciò? Si chiede Pushilin. “Ebbene, a questo punto ci sarà una pausa nelle ostilità, che a Kiev servirà per raggruppare le truppe, riarmarsi e fare il lavaggio del cervello ai restanti cittadini. Di conseguenza, la mia opinione è che fino a quando l’Ucraina non sarà completamente liberata, e senza alcuna deroga la situazione non cambierà. Abbiamo a che fare, ahimè, con il regime ucraino, che è un regime fantoccio. E l’Occidente, che ne guida le azioni, non si pone l’obiettivo di un’Ucraina libera e prospera”.

(Redazione/9colonne)

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