Il Milan ammaina la sua bandiera: Paolo Maldini sollevato dall’incarico di direttore dell’area tecnica

Paolo Maldini, storico capitano del Milan, posa per una foto durante la consegna del Premio Speciale Rosa Camuna assegnato dalla Regione Lombardia.
Paolo Maldini, storico capitano del Milan, posa per una foto durante la consegna del Premio Speciale Rosa Camuna assegnato dalla Regione Lombardia, Milano, 29 maggio 2018. ANSA/UFFICIO STAMPA REGIONE LOMBARDIA

MADRID. – Un rapporto logoro, che si trascinava ormai stancamente da tempo. Inevitabile, è arrivata nelle scorse ore l’ufficialità dell’addio di Paolo Maldini al Milan. Più che un addio (che già di per sé suonerebbe come un qualcosa di doloroso, vista la caratura del personaggio), si tratta di un vero e proprio “licenziamento”, con questa parola che, da ieri, echeggia sinistra nelle menti di tutti i tifosi rossoneri.

La separazione di Paolo Maldini e Ricky Massara dal Milan si è realizzato nel giro di poche ore, ma le ragioni della rottura tra i due – in particolare l’ex capitano – e Gerry Cardinale, proprietario del club, erano chiare da tempo.

I motivi dell’addio: le scintille con Cardinale

Tra i motivi che hanno portato all’allontanamento, l’insoddisfazione presidenziale per l’ultimo mercato estivo, in cui il Milan ha investito la considerevole cifra di 50 milioni di euro, 35 dei quali spesi per la delusione De Ketelaere. Cardinale rimprovera a Maldini anche il suo rapporto non idilliaco con l’allenatore Stefano Pioli.

A tal proposito, tra i due (Maldini e mister) la situazione sarebbe degenerata al termine della partita disputata (e persa 2-0) dal Milan a La Spezia, lo scorso 13 maggio: si dice che in quell’occasione vi fu un vero e proprio scontro verbale tra allenatore e direttore dell’area tecnica, che per poco non rischiò di sfociare nel clamoroso esonero del tecnico emiliano.

A bloccare il provvedimento, fu proprio il presidente Cardinale che, da New York, confermò la fiducia a Pioli, di fatto esautorando Paolo Maldini, il quale aveva pensato al suo ex compagno Andrea Pirlo per sostituire Pioli in panchina.

L’ultimo scontro lunedì scorso

Ma non è tutto: lunedì scorso, sembra vi sia stato un burrascoso faccia a faccia proprio tra dirigente e presidente, con una discussione molto accesa che ha portato la società a rompere gli indugi e a separarsi dalla sua bandiera. La decisione è stata gettata in pasto ai media con uno stringato comunicato, emanato dal club, che non rende di certo giustizia alla grandezza e alla rilevanza di una figura come quella di Maldini, uno dei simboli rossoneri per eccellenza.

Le mansioni di Maldini saranno ora assegnate a un gruppo di lavoro integrato, che opererà in stretto contatto con il coach della prima squadra, riportando direttamente all’Amministratore Delegato. In ultimo, va aggiunto che la distanza fra Maldini e Cardinale si era anche acuita negli ultimi tempi per via di alcune dichiarazioni che Maldini aveva rilasciato sulla politica societaria e che poco erano piaciute al board rossonero.

Confusione e sconcerto in città

Il dado è ormai tratto: il Diavolo ha deciso di ammainare una delle sue bandiere, nonostante il proficuo lavoro svolto in questi anni, con lo Scudetto e la semifinale di Champions League raggiunta quest’anno. Inutile sottolineare che la notizia del benservito a Paolo Maldini ha creato un autentico terremoto in città e non solo: i tifosi sono sul piede di guerra, amareggiati, delusi e disorientati per una decisione così inaspettata. Non sarà facile ricucire il rapporto con la dirigenza; non sarà facile, da oggi, pensare ad un Milan senza Paolo Maldini.