Caro-Prezzi, inflazione seria minaccia per milioni di famiglie

ROMA –Il caro-prezzi è uno dei maggiori problemi che sta colpendo duramente milioni di famiglie in Italia e rappresenta una vera e propria minaccia per l’economia domestica. L’allarme arriva dal Codacons che, secondo i dati forniti da Bankitalia sull’inflazione nella relazione annuale, sottolinea come “il tasso di inflazione a dicembre 2022 sia arrivato al 17,9% per le famiglie più povere, rispetto al 9,9% delle famiglie con reddito più alto. Questa disparità amplia la forbice tra i cittadini ricchi e quelli meno abbienti, aggravando le disuguaglianze economiche e influenzando la ricchezza delle famiglie”. La situazione di emergenza legata all’inflazione continua ad affliggere gli italiani anche in questi mesi. I dati più recenti forniti dall’Istat – prosegue l’associazione a tutela dei consumatori – indicano che i prezzi dei beni primari, come alimentari e generi di prima necessità, continuano ad aumentare in modo significativo (+11,9% e +11,3% rispettivamente a maggio). Ciò costringe le famiglie a toccare i propri risparmi per far fronte alle spese. Diventa perciò cruciale adottare misure urgenti per stabilizzare i prezzi al dettaglio, e il governo deve considerare l’emergenza dei prezzi come una delle priorità della sua agenda, come afferma il Codacons.

Il peso dell’inflazione

Nel corso del 2022, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato del 6,2% a prezzi correnti. Tuttavia, a causa dell’alta inflazione, il potere d’acquisto dei beni e dei servizi è diminuito dell’1,2%, portandosi leggermente al di sotto dei livelli pre-pandemici. La relazione annuale della Banca d’Italia evidenzia comunque un aumento della spesa per consumi, nonostante la diminuzione del reddito disponibile reale. Gli analisti della Banca d’Italia spiegano che la decurtazione del potere d’acquisto diventa ancora più significativa se si considerano le perdite generate dall’inflazione sulle attività finanziarie a valore nominale fisso, come i depositi bancari o i titoli non indicizzati. Nonostante la diminuzione del reddito disponibile reale, la Banca d’Italia osserva che la spesa delle famiglie residenti è aumentata nel corso del 2022 con la stessa intensità dell’anno precedente (+4,6% a prezzi costanti, contro il +4,7%). E ciò può essere attribuito ai risparmi accumulati durante la pandemia e all’espansione del credito al consumo.

Crescita dei prezzi a partire dal 2021

L’aumento dei prezzi osservato a partire dalla seconda metà del 2021 ha colpito in misura maggiore le famiglie appartenenti al quinto più basso della distribuzione della spesa equivalente, a causa della diversa composizione del loro carrello della spesa. Secondo Bankitalia, tenendo conto delle differenti abitudini di consumo, il tasso di inflazione annuo per tali famiglie è stato del 5,3% a dicembre 2021 e del 17,9% nello stesso periodo del 2022, rispetto al 3,5% e al 9,9% per le famiglie appartenenti al quinto più alto della spesa. Per le famiglie più povere, i redditi familiari lordi da lavoro dipendente sono aumentati di più in termini nominali rispetto alle famiglie più ricche, soprattutto grazie alla crescita dell’occupazione in queste famiglie. La Relazione annuale della Banca d’Italia afferma che nel 2021 i redditi familiari lordi da lavoro dipendente sono aumentati maggiormente, in media, per le famiglie con reddito più basso, registrando un incremento del 13% nel primo quinto della spesa, mentre l’ultimo quinto ha visto un incremento del 5%. Questo notevole aumento dei redditi medi da lavoro nel primo quinto è principalmente attribuibile all’aumento del numero di occupati nelle famiglie più povere, favorito dalla ripresa del mercato del lavoro dopo la pandemia. Anche se i dati attuali non permettono di analizzare l’evoluzione dei redditi delle diverse tipologie di famiglie nel 2022, è probabile che il buon andamento del mercato del lavoro e la composizione settoriale della crescita occupazionale abbiano attenuato gli effetti dei più elevati tassi di inflazione sui redditi dei nuclei con minore spesa, come riportato nella Relazione annuale della Banca d’Italia.

(Redazione/9colonne)