Spagna: Sánchez, il 23 luglio sarà decisivo per il prossimo decennio

Pedro Sánchez

MADRID — Un appuntamento elettorale “decisivo”, perché avrà effetti “sul prossimo decennio”. Pedro Sánchez guarda già dritto al prossimo 23 luglio, la data che ha scelto per fissare elezioni generali anticipate dopo i brutti risultati delle amministrative e comunali di domenica. Un esito che il premier spagnolo uscente considera “un castigo immeritato e ingiusto” per governatori e sindaci del Partito Socialista, ma di fronte al quale non poteva “far finta di nulla”. Secondo Sánchez, ora e il momento di “chiarire le cose” e di decidere “cosa vogliamo come società”. La scelta sarà, ha aggiunto l’altresì  leader socialista, tra “la miglior Spagna o la peggior destra”. 

Sánchez ha fatto bilancio delle ultime clamorose 48 ore della politica spagnola nel corso di un’assemblea con deputati e senatori del proprio partito. “Il risultato (del voto di domenica) ha comportato un serio retrocesso istituzionale per il Partito Socialista”, ha ammesso il segretario generale della formazione. La “prima” conseguenza, ha proseguito nella sua analisi, è che “magnifici governatori e formidabili sindaci con una gestione impeccabile si vedranno messi da parte”, nonostante molti di loro “abbiano visto incrementato il loro sostegno elettorale”.

Di fronte a tale circostanza, il premier uscente “non poteva far finta di nulla”, abbandonando tutti questi compagni di partito “alla propria sorte”, è il ragionamento che lui stesso ha condiviso con i parlamentari socialisti. “Ho preso la decisione con la mia coscienza”, ha aggiunto.

Adesso, per il centrosinistra è ora di “mobilitarsi” massicciamente, ritiene Sánchez. Perché dall’altra parte ci sono una “destra” e una “estrema destra” che “si sentono forti”. E il rischio per il Paese è di finire in mano a forze politiche “di cui l’unica cosa che si sa è che vogliono abrogare ‘il sanchismo’”, che significherebbe “distruggere tutto quello che è stato costruito”. Con conseguenze che andrebbero dal possibile ritorno a un modello di “precariato nei contratti di lavoro” o la “soppressione” dell’eutanasia a nuovi “tagli” del budget per le politiche sociali.

A detta di Sánchez, le elezioni del 23 luglio serviranno quindi a capire se “gli spagnoli vogliono che al governo ci sia una forza socialdemocratica, europeista, o un tandem di forze di estrema destra che copiano metodi e proclami già visti a Washington, a Budapest e a Brasilia”.

“Noi dobbiamo accettare la sfida, perché la Spagna si merita il meglio”, ha anche detto, applaudito a scena aperta dai suoi mentre sui media si rincorrevano indiscrezioni su presunti malumori di diverse figure del partito per le sconfitte di domenica. “Per i prossimi quattro anni ho bisogno di un sostegno forte e solido, perché le sfide che affronterà la Spagna sono formidabili”, ha insistito il primo ministro uscente, ammettendo anche che il partito può aver commesso “errori” o “inciampi”.

Nella stessa assemblea, il sinora portavoce socialista al Congresso dei deputati Patxi López ha salutato i colleghi come atto finale del suo incarico, visto lo scioglimento delle Camere già decretato da Sánchez.

Redazione Madrid

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