“Chiedi alla polvere”, il nuovo libro di Francesco Caremani

ROMA. – Il 5 maggio è uscito l’ultimo libro di Francesco Caremani: Chiedi alla polvere. Quando il calcio non è solo un gioco. Il testo, edito da Bradipolibri, è disponibile nelle librerie fisiche e online. In queste pagine ci sono storie di donne e uomini, di bambine e ragazzi che giocano a calcio, interpretandolo in un quadro più ampio che è quello della vita e degli altri fuori di sé, per non rendere vano il passaggio terreno, riempiendolo di gesti e poi di emozioni, suggestioni, gratitudine, impegno sociale ancor prima che sportivo.

Queste sono le storie che Francesco Caremani ha raccolto sulla rivista Il Calcio Illustrato, dal novembre del 2014 all’ottobre del 2020, nelle quali ha cercato di raccontare il mondo del pallone o, meglio, il mondo che vive dentro e dietro a un pallone.

“Il calcio visto come una seconda opportunità – sottolinea Caremani –. Per i migranti senza documenti, per le donne in quei Paesi che ne violentano continuamente i diritti, per chi ha perso una gamba e sognava di diventare un campione, per chi scappa dalla guerra, per chi vuole affermare un’identità sociale, per quartieri e comunità che si riconoscono intorno a un rettangolo verde”.

Storie raccolte in ogni angolo del mondo, alcune di persona, che ci fanno capire come il calcio non sia solo un gioco, ma molto di più. Il calcio, infatti, è la strada dove siamo cresciuti, è il quartiere, è il paese, siamo noi e siete voi, è vita vissuta che nasconde angoli di paradiso curati e gestiti con semplicità, mentre tutt’intorno c’è l’inferno.

“La storia cui sono più legato – chiosa il giornalista aretino – è “La coppa delle virtù”, la storia di padre Sigfrido Maximiliano Moroder e del Colegio Albergue de Montana Numero 8214 “El Alfarcito” che ha fondato. Lì, sulle Ande argentine, vicino al confine con la Bolivia, in provincia di Salta, c’ho trascinato la mia famiglia, salendo la Ruta Nacional 51. Ricordo ancora il biliardino con le due squadre che portavano i colori del Boca Juniors e del River Plate, l’aria rarefatta. Andare a vedere le cose di persona è la parte più bella del lavoro di giornalista, un giornalista che scrive libri, non uno scrittore, nonostante il titolo”.