Ucraina: gli Usa si smarcano dall’attacco a Belgorod

In un'immagine rilasciata dal Ministero della Difesa russo veicoli militari occidentali abbandonati o danneggiati, inclusi gli Humvee di fabbricazione statunitense.

MADRID. – Gli Stati Uniti hanno preso le distanze da quanto accaduto in territorio russo, dove – stando alle autorità locali – un’incursione di un commando ucraino nel quadrante di Belgorod si sarebbe conclusa con la sconfitta degli attaccanti. L’attacco è avvenuto lunedì, e si sarebbe trattato di uno dei più importanti raid transfrontalieri da quando la Russia ha invaso il suo vicino lo scorso anno.

Mosca, sottolinea la BBC, ha successivamente rilasciato immagini di veicoli militari occidentali abbandonati o danneggiati, inclusi gli Humvee di fabbricazione statunitense. Di fronte al rischio di un’escalation del conflitto, gli Stati Uniti hanno quindi insistito sul fatto di non “incoraggiare o consentire attacchi all’interno della Russia”.

A tal proposito, un portavoce del dipartimento di Stato, Matthew Miller, ha riconosciuto le notizie “circolanti sui social media e altrove” secondo cui sono state usate armi fornite dagli Stati Uniti, ma ha detto che Washington è “scettica in questo momento sulla veridicità di queste notizie”.

In ogni caso, ha aggiunto Miller, “spetta all’Ucraina decidere come condurre questa guerra”. Ma anche Kiev nega il coinvolgimento, e sembra credibile la rivendicazione dell’attacco da parte di due gruppi paramilitari russi contrari alla presidenza Putin che affermano di essere dietro l’incursione. Si tratterebbe di gruppi noti come Legione della Libertà della Russia e Corpo dei Volontari Russi (RVC).

Mosca: “Prematuro parlare di pace, l’operazione speciale va avanti”

È ancora “prematuro” parlare di una soluzione pacifica del conflitto ucraino perché “attualmente non ci sono prerequisiti per questo scenario”. Così il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in un’intervista alla Tass. Alla domanda su quale dei vari piani di riconciliazione, proposti da diversi paesi, sarebbe preferibile per la Russia e se Mosca abbia una sua “variante”, l’addetto stampa del Cremlino ha risposto: “È troppo presto per parlarne. Nessun prerequisito per un processo di pace s9i è evidentemente finora realizzato”.

Dunque, “L’operazione militare speciale prosegue”, ha aggiunto. Alla domanda se il Cremlino sia pronto a negoziare con qualcuno del governo di Kiev, Peskov ha risposto scuotendo il capo: “Questo è quasi impossibile, perché qualsiasi negoziato con la Russia, in Ucraina è proibito”.

Il riferimento di Peskov – sottolinea la Tass – è al fatto che lo scorso ottobre, “il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha emesso un decreto che vieta qualsiasi colloquio con Mosca”. Per la precisione tale decreto ha ratificato la decisione del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale del 30 settembre in cui si affermava l’impossibilità di negoziare con il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin.

Kiev: “Nessun russo sarà al sicuro finché ci sarà la guerra”

Ci saranno altri attacchi anche in altre zone di confine della Russia, “finché il regime criminale di Putin non porrà fine alla guerra contro l’Ucraina. I russi non si sentiranno al sicuro in ogni angolo della Federazione Russa”. Così questa mattina Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa dell’Ucraina, in un messaggio su Telegram.

Le dichiarazioni dell’esponente di primo piano della dirigenza ucraina segnano una svolta importante in quella che fino ad adesso era la strategia dichiarata di Kiev nei confronti della guerra. Finora, il governo Zelensky aveva infatti assicurato a più riprese l’intenzione di mantenere il conflitto entro i confini nazionali per evitare un’escalation.

Un approccio sul quale hanno spinto fortemente le diplomazie occidentali, primi tra tutti gli Stati Uniti. Ora, però le parole di Danilov vanno nella direzione opposta, anche se – va sottolineato – non si annuncia un intervento delle forze armate di Kiev in Russia, semmai si lascia intendere un sostegno ai “partigiani” russi contrari al regime di Putin.

“Bryansk, Kursk, la regione di Voronezh e altre regioni – ha detto Danilov – non possono essere al sicuro, tenendo conto del fatto che i cittadini russi che sono contrari al regime di Putin, ovviamente, possono alzarsi per proteste in qualsiasi parte della Federazione Russa. Inoltre, sono sicuro che” quello delle incursioni armate “sarà un processo costante fino alla nostra vittoria”, ha aggiunto Danilov.

Come detto, l’esponente di Kiev non ipotizza alcun intervento diretto dell’esercito ucraino in Russia ma si riferisce alle operazioni dei gruppi armati antiputiniani russi dell’RDK e della Legione “Libertà della Russia”. A queste formazioni si dovrebbe l’operazione di lunedì sul territorio della regione russa di Belgorod. Andriy Yusov, uno dei dirigenti dell’intelligence di Kiev, ha affermato dal canto suo che l’obiettivo dei ribelli antiputiniani sarebbe, in particolare, quello di creare una “zona di sicurezza” per proteggere i civili del paese invaso.

Allo stesso tempo, ha sottolineato con forza che solo i russi “hanno preso e prenderanno parte alle operazioni” oltreconfine. Gli stessi combattenti hanno affermato di voler creare una zona smilitarizzata tra Russia e Ucraina, “distruggendo le forze di sicurezza che servono il regime di Putin e mostrando anche al popolo russo che la creazione di centri di resistenza e la lotta contro il regime sono possibili”.

(Redazione/9colonne)

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