Ue, maximulta a Meta per il trasferimento di dati tra Europa e Usa

Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di Facebook
Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di Facebook (Reuters)

MADRID. – Meta, la società di Mark Zuckerberg che gestisce Facebook, Instagram e Whatsapp, è stata multata per la cifra record di 1,2 miliardi di euro, con l’ordine perentorio di interrompere il trasferimento dei dati raccolti dagli utenti di Facebook in Europa agli Stati Uniti, per aver violato le norme sulla protezione dei dati dell’Unione Europea.

La sanzione, annunciata dalla Commissione irlandese per la protezione dei dati, è potenzialmente una delle più significative degli ultimi 5 anni, da quando cioè l’Unione europea ha promulgato la storica legge sulla privacy dei dati, nota come Regolamento generale sulla protezione dei dati.

Le autorità di regolamentazione hanno affermato che la società non ha rispettato la decisione del 2020 della più alta corte dell’UE secondo cui i dati spediti attraverso l’Atlantico non erano sufficientemente protetti dalle agenzie di spionaggio americane. La sentenza si applica solo a Facebook e non a Instagram e WhatsApp, di cui Meta è proprietaria.

Meta ha dichiarato che presenterà ricorso contro la decisione e che non ci saranno interruzioni immediate del servizio di Facebook nell’Unione europea. Rimangono diversi passaggi prima che l’azienda sia costretta ad isolare i dati degli utenti di Facebook in Europa, informazioni che potrebbero includere foto, contatti, messaggi diretti e dati raccolti per la pubblicità mirata. La sentenza ha dato a Meta cinque mesi di tempo per uniformarsi. E l’appello dell’azienda darà vita a un processo legale potenzialmente molto lungo.

Un nuovo patto di condivisione dei dati

I funzionari dell’Unione Europea e degli Stati Uniti stanno negoziando un nuovo patto di condivisione dei dati che fornirebbe nuove protezioni legali a Meta per continuare a spostare le informazioni sugli utenti tra gli Stati Uniti e l’Europa.

Un accordo preliminare era stato annunciato lo scorso anno.  Tuttavia, la decisione dell’UE mostra come le politiche del governo continentale stiano ponendo un grosso freno alla pratica delle big tech di far circolare i dati degli utenti senza alcun controllo.

A seguito delle norme sulla protezione dei dati, delle leggi sulla sicurezza nazionale e di altri regolamenti, le aziende sono sempre più spinte ad archiviare i dati all’interno del paese in cui vengono raccolti, piuttosto che consentirne la libera circolazione nei data center di tutto il mondo.