Nel 2023 finanziate 43 missioni internazionali per 1,3 miliardi

“Soldati d’Italia – Viaggio nelle missioni militari internazionali”. Rai
“Soldati d’Italia – Viaggio nelle missioni militari internazionali”

ROMA. – Sono 43 le missioni in cui opereranno i militari italiani finanziate nel 2023, per un totale di 1,31 miliardi. È quanto detto dal ministro della difesa, Guido Crosetto, durante le comunicazioni nell’Aula Convegni del Senato davanti alle Commissioni riunite Esteri e Difesa della Camera ed Esteri del Senato, nell’ambito dell’esame congiunto in merito alla partecipazione dell’Italia a ulteriori missioni internazionali per l’anno 2023, nonché della Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione.

Si tratterà, continua, di “una media di circa 7.500 unità di previsto impiego e un contingente massimo autorizzato di poco inferiore alle 12mila unità”, per le missioni internazionali che “rappresentano un elemento cardine della politica di difesa e sicurezza nazionale, funzionale alla rilevanza politica e strategica dell’Italia oltre che della salvaguardia dei prioritari interessi nazionali”.

Come “creare” sicurezza

Ma la visione del ministro della Difesa non si ferma all’aspetto militare. Nel suo intervento, infatti, ha sottolineato la necessità di cambiare approccio: “Non ha senso andare in alcuni Paesi, investire molto, costruire le condizioni di sicurezza e andarsene via avendo come unico risultato quello di aver formato magari degli ottimi carabinieri, forze di polizia o forze militari, senza aver dato un aiuto per portare in quel Paese un ulteriore sviluppo economico, crescita sociale, culturali, sanitaria”, e ha aggiunto che “siccome dovremo rispettare i patti internazionali presi con la NATO di raggiungere il 2%, quando qualcuno dice e pensa che il 2% possa essere trasformato immediatamente in armamenti, non conosce le idee né di questo governo né dell’attuale ministro della Difesa, che pensa che la creazione della sicurezza, ad esempio in Africa, si faccia facendo crescere economicamente quei Paesi, e che pensa che le missioni internazionali, anche la parte finanziata dal Ministero della Difesa, possa creare sicurezza aprendo ospedali, scuole, insegnando a lavorare, facendo cooperazione universitaria, dove la cornice di sicurezza delle forze armate è un presupposto”.

Dall’Ucraina ai Balcani

Presente anche Antonio Tajani, ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, che ha condiviso l’importanza delle missioni internazionali italiane, evidenziando che “di fronte al conflitto in Ucraina e alle sue ripercussioni sulla stabilità del nostro vicinato, le missioni internazionali e gli interventi umanitari di cooperazione allo sviluppo rappresentano uno strumento ancora più importante di politica estera”.

Tante le questioni toccate dai due ministri. Per quanto riguarda l’Ucraina, secondo il titolare della Farnesina “la situazione è drammatica, come si vede anche dai fatti di questa notte, con uno stallo sanguinoso nel Donbass in attesa della controffensiva di Kiev”, e ha proseguito affermando che “L’esplosione di droni sul Cremlino, le difficoltà denunciate dalla Wagner e i suoi rapporti conflittuali con l’establishment militare russo potrebbero essere un sintomo delle divisioni e delle debolezze crescenti di Mosca, ma dobbiamo sempre e comunque essere cauti”.

Secondo Tajani, ancora non ci sono le condizioni per un negoziato, e anzi ha fatto sapere che l’Italia sarà impegnata nell’undicesimo pacchetto di sanzioni in preparazione a Bruxelles, che si concentrerà sul contrasto all’aggiramento, e sul rafforzamento del fianco est della NATO. Un impegno, quello del rafforzamento della NATO, condiviso anche da Crosetto, il quale ha dichiarato che “in aderenza agli impegni assunti nell’ambito delle organizzazioni internazionali, NATO e UE, dovremo continuare a prevedere l’impiego dello strumento militare sul fianco est, per assicurare quel necessario rafforzamento della postura di deterrenza e difesa dell’Alleanza Atlantica dinanzi alle potenziali mire di Mosca di espandere l’attuale conflitto verso ovest”.

Altro tema caldo è quello dei Balcani, in relazione ai quali Tajani ha detto che “la normalizzazione dei rapporti con la Serbia è elemento chiave per garantire la stabilità complessiva dell’area dei Balcani”. E ha proseguito: “l’altro elemento è la definitiva stabilizzazione della Bosnia-Erzegovina tramite il rilancio delle riforme, un lavoro che stiamo facendo insieme all’UE”.

Da parte sua, Crosetto ha avvisato che la situazione instabile nei Balcani “mette a rischio il processo di normalizzazione e integrazione regionale, e in cui Mosca mantiene una capacità d’influenza attraverso legami con gli specifici Paesi, mentre altri attori esterni incrementano le proprie capacità di penetrazione finalizzate ad aumentare la loro possibilità di ingerenza nelle dinamiche regionali”.

(Redazione/9colonne)

Lascia un commento