Turchia, Erdogan per la prima volta costretto al ballottaggio

Turchia: in un fermo immagine del video ANSA, Kemal Kilicdaroglu durante la campagna elettorale.

MADRID. – Bisognerà attendere il ballottaggio del 28 maggio per sapere se in Turchia proseguirà il ventennio di Erdogan, oppure ad Ankara si volterà pagina. Nessuno dei contendenti, infatti, ha raggiunto la maggioranza assoluta dei voti: né il presidente uscente Erdogan, fermo al 49,5%, né il principale sfidante Kemal Kilicdaroglu, poco distante al 44,89%.

È la prima volta, da quando concorre alle elezioni presidenziali, che il 69enne leader turco è costretto al secondo turno. “Se la gente ci porterà al ballottaggio, lo rispetteremo” aveva assicurato Erdogan nella notte, parlando nella sede dell’Akp, descrivendo quanto avvenuto ieri come una “festa della democrazia”.

Dovrà vedersela con Kilicdaroglu, leader del partito laico e progressista Chp, il partito di Mustafa Kemal Ataturk, fondatore della Turchia moderna. Due modelli culturali e due idee di Paese agli antipodi. Lo sfidante di Erdogan è un ex alto funzionario statale di 74 anni che guida una coalizione senza precedenti di sei formazioni di opposizione, dalla destra nazionalista al centro sinistra liberale fino al partito filo-curdo Hdp, terza forza politica del paese. Bisognerà capire anche, in caso di vittoria, se la sua sarà una presidenza solida e stabile.

Una battuta d’arresto per il ‘sultano’

“Erdogan non è riuscito a ottenere il risultato che si aspettava nonostante tutti gli insulti, la necessità di cambiamento nella società è superiore al 50%. Dobbiamo assolutamente vincere e instaurare la democrazia in questo Paese” ha detto il candidato delle opposizioni.

Durante le ultime presidenziali, cinque anni fa, Erdogan aveva vinto con il 52,5% dei voti al primo turno: un ballottaggio, quello che si disputerà tra due domeniche, che sa già di battuta d’arresto per il ‘sultano’ e per la deriva autocratica messa in atto negli ultimi anni, in un Paese logorato dalla crisi economica, con una moneta dimezzata in due anni e un’inflazione che ha superato l’85% nell’autunno dello scorso anno. Sul conto di Erdogan, infine, pesa anche la gestione del terribile terremoto di febbraio. Nelle zone colpite, infatti, i risultati non sono stati proprio lusinghieri per il presidente uscente.

(Redazione/9colonne)