Archeologia italiana nel mondo, Tajani: “Esporta il nostro saper fare”

Il ministro Antonio Tajani durante il suo intervento in occasione della Giornata dell’archeologia italiana all’estero.

ROMA. – Oltre 200 missioni condotte da 184 direttori in 66 paesi; di cui 42 missioni in 37 siti UNESCO in 20 paesi. Sono i numeri dell’archeologia italiana all’estero, celebrata oggi al Campidoglio con una Giornata dedicata alle missioni archeologiche di ieri e di oggi in tutto il mondo.

“L’archeologia – ha dichiarato Antonio Tajani, ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – svolge un ruolo fondamentale per il Paese”. Per il titolare della Farnesina, infatti, grazie alle missioni archeologiche “possiamo offrire il nostro saper fare, la nostra conoscenza ed esperienza”.

L’archeologia si configura, quindi, come un altro tassello di quel mosaico che, secondo Tajani, rappresenta la politica estera italiana. “I nostri archeologi – ha proseguito – sono diplomatici perché con il loro lavoro esportano il saper fare appreso in Italia e aprono porte che altrimenti sarebbe difficile aprire: arrivano in posti lontani, conoscono mondi e permettono di far conoscere la cultura e la capacità italiana”.

Da sempre attivi anche in zone critiche o colpite da guerre, ma ricche di patrimonio artistico e culturale, gli archeologi sono definiti dal capo della diplomazia italiana come “portatori di pace”; per questo, fa sapere Tajani, il Ministero degli Esteri “sostiene con tutte le risorse, compresa la copertura diplomatica, quelle missioni archeologiche indirizzate in zone critiche o in guerra”.

Il ruolo fondamentale rivestito dall’archeologia italiana nel mondo è stato ribadito anche da Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, che l’ha definita un modo attraverso cui “noi ritroviamo le nostre radici e la nostra identità”.

Il “ruolo pubblico” dell’archeologia

Quella di oggi è la prima Giornata dell’archeologia italiana all’estero, un’iniziativa nuova per un settore spesso sottovalutato, ma che si presenta come l’occasione per studiosi attivi in tutto il mondo di confrontarsi e fornire spunti al Ministero degli Esteri e a quello della Cultura su come sostenere al meglio le prossime missioni.

“La giornata dell’archeologia rappresenta un doveroso riconoscimento a chi porta avanti il testimone dell’eccellenza italiana nel mondo ed è una preziosa occasione per mettere a confronto esperienze apprese in paesi diversi. Questa azione si inserisce nella politica di valorizzazione del sistema paese all’estero”, ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una lettera inviata in occasione dell’evento.

Roma è il “luogo ideale per ospitare questa iniziativa”, ha sottolineato Roberto Gualtieri, sindaco della Capitale. Durante il suo intervento, il primo cittadino di Roma ha definito l’archeologia un “soft power dell’Italia per aiutare a comprendere la propria storia in un dialogo culturale”.

Una disciplina di studio che al giorno d’oggi esula dal semplice lavoro di scoperta e restauro di reperti storici, ma che si presta ad avere “un ruolo pubblico”, come affermato da Alessandro De Pedys, vice direttore generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale della Farnesina, che ha definito la ricerca archeologica un “modo con cui l’Italia si presenta all’estero”.

(Redazione/9colonne)

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