Migranti: dl Cutro, arriva l’ok definitivo della Camera

Immigrati in fila appena sbarcati in Italia. Poveri
Immigrati appena sbarcati in Italia (Foto Sir)

ROMA. – L’aula della Camera ha dato il via libera finale al Dl migranti, il cosiddetto Dl Cutro, con 179 sì, 111 no e 3 astenuti, già approvato dal Senato, che prevede misure sull’ingresso dei lavoratori stranieri e sul contrasto all’immigrazione irregolare.

Il provvedimento interviene sulla regolazione dei flussi legali: l’articolo 1, modificato in Senato, prevede che per il triennio 2023-2025, in deroga alla normativa vigente, siano definite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri le quote massime di stranieri da ammettere in Italia per lavoro subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale, e per lavoro autonomo.

A tal proposito, il decreto flussi pubblicato il 26 gennaio 2023 sulla Gazzetta ufficiale ha ammesso in Italia, per motivi di lavoro subordinato stagionale e non stagionale e di lavoro autonomo, i cittadini non comunitari entro una quota massima di 82.705 unità.

Tra le misure introdotte dal provvedimento, nato sull’onda della strage di migranti avvenuta sulle coste calabresi il 26 febbraio scorso, l’inasprimento delle pene contro gli scafisti: l’articolo 8 reca disposizioni penali volte, da un alto, a inasprire le pene per i delitti concernenti l’immigrazione clandestina e, dall’altro, a prevedere la nuova fattispecie di reato di morte e lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina, prevedendo pene fino a 30 anni di reclusione.

Nel corso dell’esame a Palazzo Madama è stata approvata una modifica al testo del decreto legge tesa a specificare che -ai fini dell’integrazione della condotta del reato – il trasporto di stranieri può essere effettuato in qualunque modo.

Il nodo del provvedimento, però, e anche quello che ha sollevato più polemiche nel passaggio in Senato è quello sulla protezione speciale, che con questo provvedimento subisce una forte stretta. In particolare, questo status sarà limitato a casi “eccezionali”, come “cure mediche, calamità naturali e vittime del reato di costrizione e induzione al matrimonio”. Inoltre, si potrà restare nel nostro Paese soltanto per patologie “non adeguatamente curabili nel Paese di origine”.

La protezione speciale

Protezione speciale, infine, che non potrà più essere convertita in permesso di soggiorno per lavoro. In via generale, facendo un passo indietro, l’Italia ha sempre previsto una forma di protezione di questo tipo all’interno del Testo unico sull’immigrazione, con una piccola ma significativa parentesi: nel 2018 infatti quella che allora si chiamava “protezione umanitaria” fu eliminata dal primo decreto sicurezza varato dal governo Conte I e dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Solo due anni dopo, nel 2020, un altro decreto del nuovo ministro dell’Interno Luciana Lamorgese la reintrodusse, con il nome e le specifiche attuali. Una mossa mai digerita dalla Lega, che da quel momento in poi ha attaccato la ministra Lamorgese fino all’ultimo giorno della sua permanenza al Viminale. E che oggi è tornata alla carica, sostenendo che l’attuale norma viene applicata in maniera troppo larga, in modo da consentire il riconoscimento della protezione speciale a troppi richiedenti. E anche che l’Italia sia l’unico paese a prevedere questo tipo di terza forma di protezione.

(Redazione/9colonne)

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