Spagna, la riforma del “solo sì è sì” passa ma con il governo spaccato

MADRID — Socialisti a favore, Unidas Podemos contro. Il Congresso dei deputati spagnolo si è pronunciato sulla discussa riforma della legge del “solo sì è sì”, la recente norma anti-violenze sessuali che ha scatenato dure polemiche per aver provocato, come effetto “non desiderato” dai suoi promotori, oltre 900 sconti di pena: il voto ha sì sancito l’approvazione delle modifiche al testo proposte dal partito del premier Pedro Sánchez per tentare di frenare tali riduzioni di condanne, ma anche messo in mostra una frattura nel governo su questo tema. Per ottenere l’ok della Camera, il PSOE ha dovuto appoggiarsi sul sostegno del Partito Popolare (PP), storica formazione rivale.

Quella degli sconti di pena a delinquenti sessuali in virtù dell’applicazione della legge del “solo sì è sì”, che prevede la riformulazione di certi reati nel codice penale, è la questione che più ha provocato divisioni interne nell’esecutivo negli ultimi mesi. Da una parte, i socialisti hanno sostenuto sin da subito che la norma necessitava di “ritocchi” per frenare il fenomeno, un’opinione supportata da diversi gruppi parlamentari. Diverso invece il parere dei leader di Podemos, formazione che ha spinto molto per questa legge, i quali hanno attribuito le riduzioni di condanne a decisioni “erronee” dei giudici.

Discussioni su come venire a capo del problema sono andate avanti per mesi, senza tuttavia che le due anime del governo riuscissero ad accordarsi su una linea comune. E così, si è arrivati di fatto allo scontro in Parlamento.

I socialisti hanno presentato in solitario una proposta di riforma della legge, consistente in modifiche del codice penale che, a detta del partito di Sánchez, possono frenare gli sconti di pena mantenendo intatto, allo stesso tempo, l’impianto centrale della legge. Podemos, da parte sua, ha fatto sapere sin da subito di non essere disposto ad appoggiare tale testo, sostenendo che comporta “un passo indietro” in quanto al concetto del “consenso” nei rapporti sessuali, considerato “centrale” nella norma.

Le frizioni tra i due partner di governo si sono trascinate fino a oggi, con l’epilogo al Congresso che ha portato all’approvazione della riforma proposta dal PSOE, decretata da 233 voti a favore, 59 contrari e quattro astensioni. Stando alle cronache parlamentari dei media iberici, i socialisti sono stati appoggiati, oltre che dal PP, anche da Partito Nazionalista Basco e Ciudadanos, mentre partner parlamentari abituali del governo come Esquerra Republicana e Bildu hanno votato “no” e Vox non ha partecipato.

Stando a quanto affermato finora dalle parti in causa, la tenuta della coalizione di governo non è in pericolo dopo questo episodio, con i partiti che mantengono valido l’orizzonde della scadenza naturale della legislatura in corso, fissata a fine 2023.

La tensione che ha generato questo dibattito nel governo è risultata tuttavia evidente nelle immagini della seduta, trasmessa tra gli altri da TVE: ad applaudire dopo l’esito del voto sono stati principalmente i deputati del PP, mentre i socialisti sono rimasti in silenzio. “Quello di oggi è un grave passo indietro in quanto a diritti delle donne”, aveva commentato in Aula poco prima la ministra delle Pari Opportunità, Irene Montero (Podemos), “la reazione a questa legge ha provocato un ritorno al passato”.

Redazione Madrid

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