Il derby italiano va al Milan: pari dei rossoneri a Napoli e semifinale Champions conquistata 

Stefano Pioli festeggia con i suoi giocatori. ANSA/CIRO FUSCO

MADRID. – Notte magica per il Milan al Maradona: nello stadio intitolato al grande idolo di casa, i rossoneri sfoderano una prestazione eccezionale, fatta di classe, compattezza e spirito di squadra. E’ dunque il Diavolo a conquistare la semifinale di Champions, tra le lacrime di uno stadio intero, deluso per aver accarezzato una rimonta tanto sognata ma mai realizzata. Ora, per il Milan, o Inter o Benfica: all’orizzonte, per i rossoneri, altri 180 minuti di emozioni.

Milan, calma e sangue freddo 

La squadra di Pioli, già forte dell’1-0 dell’andata, l’ha interpretata meglio. E non ha tremato neppure dopo l’errore dal dischetto di Giroud che, a metà del primo tempo, si è fatto ipnotizzare da Meret, gettando alle ortiche l’occasione per un’inebriante fuga per la vittoria.

Mentre lo stadio esplodeva per la prodezza dell’estremo difensore di casa, il Milan si leccava fiero le ferite, rimanendo in partita con personalità e forza di volontà. Sforzi premiati al tramonto della prima frazione quando, dopo un’inarrestabile fuga sulla sinistra di Rafa Leão (tra i migliori in campo) che saltava come birilli le pachidermiche pedine della difesa napoletana, ecco il materializzarsi di un assist al bacio proprio per Olivier Giroud che, facendosi perdonare il precedente errore dal dischetto, infilava di giustezza la porta azzurra. Ora sì che, per i rossoneri, il vantaggio si faceva interessante.

Leão, Krunic e Bennacer: quanta personalità 

Il Napoli, però, sembrava aver perso i suoi super poteri: la squadra di Spalletti appariva quasi svuotata ed incapace di disegnare il suo solito calcio. Attacchi sterili quelli dei partenopei, anche stizziti per qualche decisione arbitrale che mandava in ebollizione il Maradona. In particolare, quando Leão interveniva in area su Lozano, con il fischietto polacco Marciniak che lasciava proseguire, senza che il VAR intervenisse.

Ora, per il Napoli, la rimonta si faceva dura, anche perché i partenopei avevano già perso per infortunio sia Mario Rui che Politano, usciti dalla contesa malconci dopo due contrasti di gioco. Campani in forcing generoso quanto poco lucido, Milan attendista, calcolatore e pronto a scatenarsi in contropiede con un ottimo Leão e gli straordinariamente generosi Bennacer e Krunic.

Secondo rigore flop, poi l’inutile pari di Osimhen 

Altro episodio clou a dieci dalla fine, quando l’arbitro decretava un rigore a favore del Napoli per fallo di mano di Tomori (anche qui proteste, i rossoneri invocavano l’involontarietà del gesto). Ma Kvaratskhelia, proprio lui, protagonista di una stagione eccellente, “tradiva” il suo Napoli, facendosi parare la conclusione dal dischetto da un grandissimo Maignan, altra luminosa stella della serata rossonera. Solo nel corso del terzo minuto di recupero arrivava il gol del definitivo 1-1, siglato di testa da Osimhen, ultimo ad arrendersi. Troppo tardi per il Napoli. La nottata, sotto al Vesuvio, si era già tinta di rossonero.

(Redazione/9colonne)

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