Consiglio d’Europa: carceri italiane violente e sovraffollate

MADRID. – Il Consiglio d’Europa boccia l’Italia sulle carceri: il Comitato europeo per la prevenzione della tortura (Cpt), pubblicando il rapporto sulla sua visita periodica effettuata nel marzo/aprile 2022 in Italia, ha infatti riscontrato che il sovraffollamento è un problema, con le carceri che operano al 114% della loro capacità ufficiale di 50.863 posti.

Secondo l’organismo del Consiglio d’Europa, affrontare il problema del sovraffollamento richiede “una strategia coerente più generale che copra sia l’ingresso che l’uscita dal carcere e garantisca che l’incarcerazione rimanga effettivamente una misura di ultima istanza. Allo stesso tempo, dovrebbero essere prese misure per migliorare le condizioni materiali nelle carceri visitate”.

La delegazione del Cpt ha raccolto numerose testimonianze di violenze e intimidazioni tra detenuti negli istituti che ha visitato. “Le autorità italiane dovrebbero mettere in atto una strategia globale per prevenire queste violenze e intimidazioni – si legge in una nota – in particolare promuovendo un approccio realmente dinamico alla sicurezza (sorveglianza dinamica) da parte del personale penitenziario, che rafforzerebbe il controllo e la sicurezza e renderebbe il lavoro degli agenti penitenziari più gratificante”.

“Sono pervenute anche alcune denunce di maltrattamento di detenuti da parte del personale – sottolinea il comitato – e le autorità italiane dovrebbero migliorare la formazione del personale sull’uso di metodi sicuri di contenzione e immobilizzazione, in particolare dei detenuti inclini all’autolesionismo e affetti da disturbi mentali”.

Argomento della visita è stato anche il 41 Bis, regime speciale di cui l’organo del Consiglio d’Europa invita il nostro Paese a rivederne la gestione: “La normativa che disciplina la situazione dei detenuti ‘41-bis’ – si legge nella nota – non è cambiata rispetto alla visita del 2019 e le raccomandazioni del Cpt contenute nel suo rapporto sulla visita del 2019 non sono state affrontate.

Nel rapporto sulla visita del 2019 il Cpt aveva invitato le autorità italiane a rivedere il funzionamento del Regime detentivo ‘41-bis’ tenuto conto dell’articolo 27, comma 3, della Costituzione italiana”, ovvero che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

“Quello che emerge nel rapporto pubblicato questa mattina – sottolinea Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – è in larga parte coerente con la situazione che Antigone denuncia da tempo e che avevamo avuto modo di manifestare durante la consultazione che avemmo con la delegazione, nonché con le proposte che da noi arrivano per una riforma del sistema penitenziario che guardi alla pena come elemento di risocializzazione della persona”.

“Da tempo – aggiunge – Antigone chiede un incremento delle misure alternative, sottolineando come ci siano migliaia di detenuti con pene brevi, che ben potrebbero accedere a percorsi diversi dalla detenzione in carcere. Inoltre, da tempo, chiediamo che su alcuni temi, ad esempio quelli legati alle politiche sulle droghe, si proceda a una serie di depenalizzazioni così da affidare le persone con dipendenze a un percorso di cura e non a un percorso penale e detentivo”.

(Redazione/9colonne)

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