Unesco, la candidatura italiana per il 2023 è la cucina

(Foto di Stefan da Pixabay)

ROMA. – Oggi, presso la sede del Ministero della Cultura, i ministri dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, e il “padrone di casa”, Gennaro Sangiuliano hanno annunciato ufficialmente la candidatura della cucina italiana a Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.

Una candidatura giudicata dal Ministro Lollobrigida sicuramente tardiva, visto che, sebbene la cucina italiana, secondo il ministro, non abbia “rivali”, arriva dopo l’inserimento delle cucine greca, messicana, francese, giapponese e coreana. Secondo Lollobrigida, il problema è stato non averlo fatto prima, “non aver avuto la giusta capacità di promuovere la complessità della cucina italiana, fatta da un sistema di valori che caratterizzano la nostra nazione”.

“Da parte mia ci sarà tutto l’impegno per promuovere la cucina italiana, che significa promuovere un’idea di qualità della vita, del vivere italiano, fatto di arte, cultura, paesaggi, monumenti ma anche di esperienze come quelle delle nostre eccellenze alimentari”, assicura il ministro della Cultura Sangiuliano. E, in effetti, a sostenere questa candidatura, approvata oggi all’unanimità dal Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana Unesco, ci sono associazioni, enti e realtà che, a vario titolo, si occupano non solo di enogastronomia, ma anche di arte e cultura.

C’è l’Accademia italiana della Cucina, Istituzione culturale fondata nel 1953 da Orio Vergani, che vanta oltre 80 sedi all’estero, 220 in Italia e più di 7.500 accademici associati,  la Fondazione Casa Artusi, fondata nel 2007 con il fine di promuovere “la cucina di casa italiana” come declinata da Pellegrino Artusi sin dalla seconda metà dell’Ottocento, la più antica rivista gastronomica al mondo ancora in edicola, ossia La Cucina Italiana, fondata nel 1929. Ma anche Slow Food, ALMA (Scuola Internazionale di Cucina Italiana), ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e UNPL (Unione nazionale Pro Loco d’Italia).

Un patrimonio unico

Il ministro Francesco Lollobrigida, infatti, ha rimarcato fortemente questo aspetto che investe tutto il sistema paese: “La nostra cucina coinvolge tutti i settori economici del paese: dal produttore – allevatore, agricoltore – fino ad arrivare al trasformatore, a colui che ci fornisce gli elementi che poi finiscono in cucina, ai nostri cuochi che li trasformano in un bene prezioso da raccontare in sala da altro personale, formato magari in una delle nostre ottime scuole alberghiere.

E arriva ai cittadini italiani, agli acquirenti di benessere di tutto il mondo. La cucina italiana non può essere riassunta in una trentina di prodotti, come accade in altre nazioni, perché ogni ricetta è legata ad ogni singolo campanile e, molto spesso, presenta differenze all’interno dello stesso paese. Questo la rende unica e meritevole di essere patrimonio UNESCO”.

Più sicurezza in ambito alimentare

La candidatura è stata anche l’occasione per affrontare alcuni argomenti che stanno molto a cuore all’attuale compagine di governo, come quella secondo la quale i regolamenti europei attenterebbero all’identità della cultura enogastronomica italiana, a cause delle regole di cui l’Unione Europea si sta dotando per garantire una maggiore sicurezza in ambito alimentare.

“Qualcuno sostiene che questa eccessiva varietà della cucina italiana non convenga più – dice, infatti, il Ministro Lollobrigida -, che bisognerebbe standardizzare i prodotti, standardizzare il modo di cucinare, omologare il sistema dell’offerta, pur di garantire cibo a tutti. Ebbene, noi riteniamo che in futuro bisognerà garantire cibo, ma che questo dovrà rimanere ancorato ai suoi valori di qualità. E sicuramente la tutela dell’UNESCO ci consentirà di preservare questo valore”.

(Redazione/9colonne)

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