Spagna, il governo Sánchez accelera sulla riforma delle pensioni

MADRID — Accelerata sulle pensioni. Pedro Sánchez e il suo governo provano a lasciarsi alle spalle una settimana complicata per le divergenze interne sulle politiche di genere, voltando pagina per concentrarsi su un’altra questione urgente: la riforma di un sistema la cui attuale configurazione potrebbe presentare problemi di sostenibilità nei prossimi anni, richiesta anche da Bruxelles come requisito per l’elargizione dei fondi europei post-Covid. Oggi, i partner dell’esecutivo hanno annunciato un accordo per portare avanti tale progetto: una proposta accolta “positivamente” dai sindacati, mentre gli industriali l’hanno respinta.

L’intesa è stata preannunciata di prima mattina dalla vicepremier Yolanda Díaz, che nell’esecutivo rappresenta Unidas Podemos. “Abbiamo raggiunto un accordo per tutelare le pensioni e rafforzare la natura redistributiva del sistema”, ha scritto su Twitter, “lo faremo aumentando le entrate provenienti dai contributi delle aziende per i salari più alti e tutelando maggiormente le pensioni più basse”.

A queste parole, hanno fatto eco poco dopo quelle di Sánchez. “Diamo sicurezza ai nostri anziani e alle loro pensioni presenti e future e garantiamo la sostenibilità del nostro sistema pubblico per i prossimi decenni”, ha spiegato nel corso di una visita al Supercomputing Centre di Barcellona.

Stando a quanto spiegato dai sindacati Comisiones Obreras e UGT dopo una riunione con governo e industriali, la riforma contempla aspetti come un doppio sistema di calcolo degli importi delle pensioni, basato sull’alternativa tra la scelta degli ultimi 25 anni di contributi versati o di 27 anni sugli ultimi 29: si tratta di una formula che, a detta di organizzazioni dei lavoratori e governo, garantisce migliori aspettative di pensione per persone con percorsi professionali più “instabili”, ad esempio nel caso di molte donne.

La proposta è stata elaborata innanzitutto dal ministro della Previdenza Sociale José Luis Escrivà, che nelle settimane scorse ha avuto diversi contatti a proposito con responsabili della Commissione Europea. Alcuni dei principali quotidiani iberici, come El País e La Vanguardia, sostengono che la riforma conta sul parere favorevole di Bruxelles.

In realtà, la riconfigurazione del sistema pensionistico spagnolo era già partita tempo addietro: una prima riforma, approvata dal Parlamento a fine 2021, comprendeva una clausola di vincolo tra gli importi elargiti e l’evoluzione dell’inflazione, aspetto spesso rivendicata dal governo come misura chiave a favore dei pensionati. Ora, l’obiettivo di Madrid è di completare la ristrutturazione complessiva del modello pensionistico entro la fine della legislatura in corso, la cui scadenza è prevista a novembre/dicembre 2023.

Le principali organizzazioni di industriali, CEOE, CEPYME e ATA, hanno espresso la propria “opposizione frontale” alla riforma di Escrivá. “La proposta che si intende approvare”, si legge in un comunicato congiunto, “è regressiva nel suo complesso perché implica più anni di lavoro, più oneri fiscali e pensioni più basse”.

Stando alla stessa nota, la formula presentata da Madrid comporta che “il sostegno” del sistema pensionistico ricada su “lavoratori e imprese del Paese attraverso un aumento generalizzato dei contributi, che ridurrà i salari di tutti i lavoratori e aumenterà il costo del lavoro, mettendo a rischio la creazione di nuovi posti”.

I sindacati, invece, hanno offerto una valutazione “in prima lettura positiva” della proposta. I negoziati tra le parti proseguiranno lunedì, hanno spiegato dopo la riunione odierna.

Redazione Madrid

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