Sigarette, ci sarà una nuova stretta? Verso lo stop all’aperto anche per le e-cig

Un giovane avvolto in una nuvola di vapore di nicotina, mentre "fuma" una sigaretta elettronica. (bastardanspoor.com)

MADRID. – A ormai 20 anni di distanza dall’ultimo provvedimento preso in materia di consumo di tabacco (Legge “Sirchia” del 2003), il governo italiano si mobilita contro il tabagismo. Lo aveva preannunciato a gennaio di quest’anno il Ministro della Salute Orazio Schillaci in audizione in Commissione Affari Sociali della Camera: “Vista la preoccupante diffusione di stili di vita non salutari intendo affrontare il contrasto del tabagismo, che è tuttora la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile in Italia”.

L’obiettivo è quello di raggiungere gli obiettivi del Piano Europeo contro il Cancro 2021 che vorrebbero una “generazione libera dal tabacco entro il 2040”. Le nuove misure, aveva sottolineato Schillaci, dovranno adeguarsi alla “crescente diffusione di nuovi prodotti, come sigarette elettroniche e prodotti del tabacco senza combustione, e delle sempre più numerose evidenze sui possibili effetti dannosi per la salute”.

I lavori sono continuati concretizzandosi in una bozza di disegno di legge. Per quanto ancora in fase embrionale, il provvedimento contiene delle restrizioni sorprendentemente forti in quanto estese anche agli altri tipi di sigarette come e-cig e i prodotti da tabacco riscaldato.

I divieti anche all’aperto

Tra le norme presenti in bozza figurano il divieto di fumo per tutti i tipi di sigarette non solo all’interno dei locali, ma anche ai tavoli all’esterno, alle fermate all’aperto di bus, metro e traghetti oltre all’eliminazione delle sale fumatori negli aeroporti. La bozza, inoltre, estende il divieto di qualsiasi forma di pubblicità, già presente per le classiche sigarette, alle sigarette elettroniche di vario tipo. Previsti dei divieti anche per il fumo nei parchi pubblici, nei quali sarà vietato nelle vicinanze di minori e donne incinte.

Le nuove restrizioni potrebbero essere inserite in un disegno di legge di iniziativa governativa, ma rimane la possibilità che venga inserito in un altro provvedimento in sede di approvazione, stesso iter spettato, peraltro, anche alla legge Sirchia del 2003 che fu inserita in una legge dedicata a disposizioni per la pubblica amministrazione.

Venti anni dalla legge Sirchia

Intervistato dalla Fondazione Umberto Veronesi in occasione del Convegno nazionale SITAB tenutosi a novembre 2022, l’ex Ministro della Salute Girolamo Sirchia, ha redatto un bilancio dei 20 anni della legge: “È stata una legge osteggiata in tutti i modi possibili e che poi, anche con un po’ di fortuna, è stata approvata. Ha ferito l’industria del tabacco e ha contribuito ad un chiaro calo di consumo, molto diverso dal calo registrato da quando sono stati introdotti la sigaretta elettronica e il tabacco riscaldato, perché lì si è trattato spesso di un semplice travaso di consumatori dalla sigaretta tradizionale. Naturalmente, come tutte le cose che feriscono c’è chi cerca di indebolirla e questi tentativi sono tuttora in corso”.

In merito agli ultimi dati riguardanti i fumatori in Italia, che dopo anni di calo, si sono attestati agli stessi livelli del 2006 (24,2%, 12 milioni), l’ex ministro ha commentato: “Sappiamo benissimo che cosa servirebbe per non dico cancellare il fumo ma quantomeno contrastarlo, ma purtroppo vediamo che nessuno di questi provvedimenti viene attuato. Si tratta di una mancanza di volontà politica.

Una cosa importante è che l’iniziativa di contrasto possa rientrare tra i compiti della Presidenza del Consiglio e non dei singoli ministri. Perché se lei va in Parlamento con un provvedimento come quello del 2005, ma al contempo il Ministro delle politiche agricole e forestali stipula un accordo con i coltivatori di tabacco per potenziare la produzione in Italia, è chiaro che tutti capiscono che c’è un disaccordo all’interno del Consiglio dei ministri”.

Opinioni a confronto

Profetiche le parole dell’ex Ministro; la bozza del provvedimento, infatti, il giorno stesso della sua pubblicazione sui giornali ha ricevuto un’accoglienza piuttosto fredda da parte del Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che su Twitter ha commentato: “Le sigarette elettroniche stanno aiutando tanta gente ad abbandonare quelle normali. Da ex fumatore che ha smesso 4 anni fa, il divieto di fumarle all’aperto appare esagerato. Voi che dite?”.

Della stessa opinione anche Fabio Beatrice, direttore del Mediterranean Observatory of Harm Reduction (MOHRE) e fondatore del Centro antifumo dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, che si dice sorpreso dalla volontà del ministro di estendere i divieti anche alle sigarette elettroniche, che secondo l’esperto “non andrebbero equiparate alle sigarette tradizionali”.

Di altro avviso è Roberta Pacifici, direttrice del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’istituto superiore di Sanità: “a differenza di quanto sostenuto da molti, non si hanno dati scientifici sul fatto che questi prodotti “aiutino a smettere di fumare e di utilizzare nicotina, anzi: le informazioni a disposizione dell’Iss dimostrano che contribuiscono all’iniziazione, alla recidiva di chi aveva smesso e ostacolano anche la cessazione, cioè il percorso di condivisione che le persone intraprendono proprio per liberarsi da questa dipendenza”. Si aggiunge il fatto che l’87% di chi consuma sigaretta elettronica è un consumatore duale, ossia consuma sia quella elettronica sia quella tradizionale”.

Il provvedimento

L’iter del provvedimento si profila dunque travagliato e pieno di ostacoli. Tuttavia, se estendiamo il campo di osservazione oltre i nostri confini nazionali le prospettive si fanno più rosee. Difatti, simili provvedimenti adottati in altri paesi europei, sebbene abbiano incontrato anch’essi diversi ostacoli, hanno portato ottimi risultati dopo la loro attuazione.

In Irlanda nel marzo del 2005, ad un anno da introduzione del divieto di fumare nei locali chiusi, l’Irish Office of Tobacco Control riportò che la legge era osservata nel 95% dei casi. Dopo un tentativo fallimentare nel 1992, nel febbraio 2007 la Francia introdusse il divieto di fumare in tutti gli spazi pubblici (bar e ristoranti ottennero un anno di proroga).

In Germania, i tentativi di lotta al tabagismo dovettero scontrarsi con la struttura federale del paese e con la predilezione della popolazione per la nicotina. La svolta è avvenuta grazie ad un accordo circa la divisione delle responsabilità tra il governo centrale e i 16 Laender che formano lo Stato: il governo è responsabile per edifici pubblici e trasporti, mentre spetterà ai Laender il controllo dell’osservazione della norma in bar e ristoranti.

La bozza, prevedibilmente, sarà soggetta a diverse revisioni prima di essere approvata. Lo sa anche lo stesso ministro Schillaci che, intervistato in occasione della presentazione dei numeri verdi delle società scientifiche della Fism, dichiara: “La bozza che è uscita sui giornali è una bozza che io non avevo nemmeno visionato. Sicuramente è un percorso che stiamo facendo con grande attenzione al fumo nella prevenzione, ma ovviamente senza toccare le libertà individuali, questo tengo a precisarlo.

Capisco che chi l’ha letta possa anche aver trovato delle cose che poi magari nel provvedimento finale non ci saranno, i nostri primi obiettivi sono di andare a impattare sul problema dei medici gettonisti e delle liste d’attesa, poi penseremo alla prevenzione che ci sta molto a cuore”.

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