Milleproroghe, Mattarella firma ma contesta la norma sui balneari e il decreto omnibus

L'aula al Senato, durante l'esame del decreto legge Milleproroghe,
L'aula al Senato, in una foto d'archivio. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Rilievi nel merito (la cosiddetta norma sui balneari), ma anche nel metodo, per il carattere ancora una volta troppo onnicomprensivo del decreto. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella promulga il Milleproroghe, approvato ieri in via definitiva dalla Camera, ma come già paventato nelle scorse ore accompagna alla propria firma una lettera contenente due tipi di rilievi.

Il primo riguarda l’ormai assodata prassi di abusare della decretazione d’urgenza e nel caso del Milleproroghe, in mancanza di omogeneità dei contenuti del testo: “I cosiddetti decreti milleproroghe, sebbene attengano ad ambiti materiali diversi ed eterogenei”, quantomeno infatti “devono obbedire alla ratio unitaria di intervenire con urgenza sulla scadenza di termini il cui decorso sarebbe dannoso per interessi ritenuti rilevanti dal Governo e dal Parlamento”.

Anche nel decreto di quest’anno, invece, vi sono discipline “rispetto alle quali non può valere il medesimo presupposto della necessità temporale” e per le quali dunque spetterebbe al Parlamento legiferare. In questo modo invece provvedimenti come il Milleproroghe “si trasformano in decreti-legge omnibus del tutto disomogenei, vale a dire in meri contenitori dei più disparati interventi normativi”.

La proroga delle concessioni

Ma l’intervento più atteso da parte della presidenza della Repubblica è quella sui balneari: l’accordo trovato dalla maggioranza e inserito nel Milleproroghe prevede la proroga della fine delle attuali concessioni demaniali dal 31 dicembre 2023 al 31 dicembre 2024, con la possibilità di un ulteriore posticipo al 31 dicembre 2025.

Ma, ricorda Mattarella, in seguito alla direttiva europea Bolkenstein “questa materia è da tempo all’attenzione della Corte di giustizia europea che ha ritenuto incompatibile con il diritto europeo la proroga delle concessioni demaniali marittime disposta per legge, in assenza di qualsiasi procedura di selezione tra i potenziali candidati”.

L’ennesimo rinvio, sottolinea Mattarella, pone l’Italia di nuovo al di fuori di quanto richiesto in Europa, “anche in considerazione degli impegni in termini di apertura al mercato assunti dall’Italia nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.

Il presidente della Repubblica spiega che non si avvarrà della richiesta di modificare la norma esclusivamente perché ciò “farebbe, inevitabilmente, venir meno, con effetti retroattivi, in molti casi in maniera irreversibile, tutte le numerose altre disposizioni che il decreto-legge contiene, determinando incertezza e disorientamento nelle pubbliche amministrazioni e nei destinatari delle norme”, ma avvisa che le circostanze “rendono indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di Governo e Parlamento” per “assicurare l’applicazione delle regole della concorrenza e la tutela dei diritti di tutti gli imprenditori coinvolti, in conformità con il diritto dell’Unione”.