Turchia: ancora tanti sotto le macerie

Si ricercano sopravvissuti nel crollo dell'edificio a Diyarbakir, dopo il terremoto in Turchia. EPA/REFIK TEKIN
Si ricercano sopravvissuti nel crollo dell'edificio a Diyarbakir, dopo il terremoto in Turchia. EPA/REFIK TEKIN

ROMA.- “Abbiamo bisogno di medici, medicine, equipaggiamento medico, ospedali da campo e unità di ricerca”, questa la prima richiesta rivolta dal presidente turco Recep, Tayyip Erdogan, dopo il devastante terremoto che ha praticamente raso al suolo il sud del paese e anche la Siria settentrionale.

Di momento in momento sale il numero dei morti che si attesta intorno ai 2.600, numero destinato purtroppo a crescere. Migliaia e migliaia i feriti e i dispersi rimasti incastrati tra i detriti dei circa 2000 edifici che sono crollati come castelli di sabbia.

La tragedia di dimensioni bibliche iniziata alle 4:17 ora locale con una prima scossa di magnitudo 7.9 durata 30 secondi è ulteriormente peggiorata con più di 200 scosse di assestamento tra cui la più forte alle 13:24 ora locale, di magnitudo 7.5.

L’epicentro è stato localizzato nella provincia di Kahramanmaras a circa 600 chilometri dalla capitale Ankara e ad una profondità di 7 chilometri e, secondo l’Osservatorio Kandilli dell’Università del Bosforo, le scosse di assestamento potrebbero proseguire durante un anno. Considerando che molte abitazioni, pur non essendo crollate, sono rimaste fortemente danneggiate, ulteriori scosse suscitano forti preoccupazioni.

Di fronte all’immane tragedia è stata immediata la risposta da ogni parte del mondo. Dall’Italia il ministro degli Esteri Tajani ha reso noto che è già partita una squadra di ricognizione della Protezione civile e che presto partirà anche quella operativa di soccorso. Gli aiuti sono coordinati a livello europeo e tocca alla Turchia scegliere cosa e da chi. Intanto l’Italia, ha spiegato il ministro dell’Interno Piantedosi, ha già preparato le “risorse e squadre dedicate per la ricerca in contesti urbani drammatici come quelli che si sono verificati”.

Anche le regioni si sono attivate ma sono in attesa di ricevere indicazioni dal centro di coordinamento europeo.

Altre squadre di soccorso sono già partite anche da altri paesi europei. In questi casi la tempestività dei soccorsi è fondamentale per riscattare i feriti rimasti intrappolati sotto le montagne di detriti. Purtroppo, in questa zona della Turchia i soccorsi stanno risultando ancora più difficili a causa del maltempo, un intenso temporale e venti forti.

Molte le chiamate in arrivo al centro che coordina le operazioni di aiuto di persone rimaste incastrate sotto le macerie. Per evitare un ingolfamento delle linee telefoniche le autorità hanno chiesto di ridurre l’uso dei telefoni e di internet.

Ai morti e ai feriti della Turchia si aggiungono quelli della Siria. Anche qui sono crollati interi palazzi e si sono spaccate le strade causando centinaia di morti e feriti. La scossa tellurica è stata avvertita anche in altri 14 paesi tra cui Israele, Cipro, Libano e Giordania.

Il sisma si è generato sulla faglia Est Anatolica, che, come ha dichiarato all’Ansa Carlo Doglioni, Presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, è “una delle più attive nel Medio Oriente”. In questa stessa zona in passato ci sono stati terremoti devastanti nell’859 d.c., nel 1124 e nel 1513.

Questo terremoto è stato il più violento dopo quello del 1999 che ha colpito la costa del mare di Marmara e Instambul causando 17.000 morti.

Il presidente Erdogan lo ha definito “la maggior tragedia dell’ultimo secolo”.

Particolare preoccupazione destano le famiglie più umili con bambini piccoli “già vulnerabili a causa del freddo inverno” come ha spiegato Andrea Iacomini, portavoce italiano di Unicef.

 

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