Procede il Ddl Autonomia di Roberto Calderoli e insorgono i sindaci del Sud

Riunione del Consiglio dei Ministri n. 1 Palazzo Chigi, 23/10/2022 - La sala del Consiglio dei Ministri
Riunione del Consiglio dei Ministri n. 1 - Palazzo Chigi, 23/10/2022 . (Ufficio stampa Presidenza del Consiglio)

ROMA.- Sebbene la premier Giorgia Meloni in una conferenza con migliaia di sindaci abbia espresso la sua determinazione a non creare territori di serie A e di serie B, il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, continua a portare avanti il suo Ddl sull’Autonomia che, secondo i sindaci del Sud, causerà gravi disuguaglianze.

Il Ddl arriverà al voto del Cdm giovedì prossimo molto probabilmente con qualche cambio.

Alla base della proposta di Calderoli ci sono i Lep (livelli essenziali delle prestazioni) che avrebbero come finalità, a detta del ministro, quella di garantire gli stessi servizi in tutto il territorio nazionale fissando fabbisogni e costi standard in una soglia minima in tutto il paese. “Le Regioni avranno più risorse e più poteri con l’autonomia, per gestire i servizi essenziali per i cittadini, a partire naturalmente dalla sanità”. Ha puntualizzato il ministro.

Il testo prevede anche che una commissione paritetica costituita da un rappresentante del ministro per le Autonomie, un rappresentante del Ministro delle Finanze, un rappresentante per ciascuna delle amministrazioni competenti, abbia come compito quello di determinare “le risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie per l’esercizio da parte delle Regioni di ulteriori forme e condizioni particolari di Autonomia”.

In quanto alla verifica per capire se le disuguaglianze stanno effettivamente diminuendo o, invece, aumentando, con l’applicazione dei Lep, esse potranno essere fatte dalla Presidenza del Consiglio, col Dipartimento per gli Affari regionali e le autonomie, dal Mef o dalla Regione. In ogni caso il loro parere non sarà vincolante.

La reazione dei sindaci del Sud, che hanno da poco costituito l’Associazione Sindaci del Sud Italia non si è fatta attendere. Hanno promesso “azioni eclatanti” e, in un documento hanno scritto: “Ci richiamiamo agli articoli 2, 3 e 5 della Costituzione, che prescrivono l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale, la pari dignità di tutti i cittadini e la natura indivisibile della Repubblica. Chiediamo al presidente del Consiglio Giorgia Meloni di non approvare una riforma così divisiva che rischia di commissariare l’unità nazionale. Quella Repubblica Italiana alla quale noi sindaci abbiamo giurato fedeltà e per la quale molti cittadini, del Sud come del resto d’Italia, hanno dato la vita”.

Per concludere hanno chiesto un piano straordinario che “permetta nuove assunzioni nei nostri Comuni, impoveriti da anni di tagli e federalismo fiscale, l’attuazione della perequazione infrastrutturale, prevista a Costituzione, e una strategia seria di attrazione degli investimenti nelle nostre aree industriali. L’emergenza è il Sud, non l’autonomia differenziata”.

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