Processo Open Arms: partono i veleni contro Salvini

Migranti sul molo del porto, sbarcati dalla Open Arms.
Migranti sul molo del porto, sbarcati dalla Open Arms.

PALERMO.- Prosegue a Palermo il processo Open Arms. L’ex premier Matteo Salvini deve rispondere delle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’Ufficio.

Secondo l’accusa l’ex ministro dell’Interno nel 2019 avrebbe illegittimamente negato l’approdo a Lampedusa della Ong Open Arms che aveva a bordo 147 profughi tra cui vari minori.

Nell’Aula Bunker di Palermo i magistrati hanno ascoltato le testimonianze dell’ex premier Giuseppe Conte, dell’ex vicepremier Luigi Di Maio e dell’ex titolare del Viminale Luciana Lamorgese.

Tutti e tre hanno puntato il dito contro Salvini considerandolo il solo responsabile della decisione che costrinse i migranti, tra cui vari bambini e volontari, a restare chiusi sulla Open Arms ormeggiata prima al largo di Lampedusa e poi vicino la costa.

In quell’occasione Salvini mantenne un atteggiamento di rigida durezza e alla ministra della Difesa Elisabetta Trenta che si rifiutò di firmare la misura cautelare per considerarla ingiusta e inumana, l’ex ministro rispose con un post che diceva: “Umanità non significa aiutare trafficanti e ong. Per me umanità significa investire seriamente in Africa e non certo aprire i porti italiani”.

Ma durante la sua deposizione l’ex premier Conte smentisce quell’affermazione secondo cui a bordo della Open Arms c’erano dei trafficanti. Ha poi aggiunto che aveva scritto ben due volte al leader della Lega, la prima per dirgli che non era possibile respingere i minori e la seconda per assicurare che altri paesi europei erano disposti a partecipare nella redistribuzione dei migranti.

Conte ha affermato con forza di non essere affatto d’accordo con Salvini in quell’occasione e che “il clima era incandescente”.

Sulla stessa linea l’ex vicepremier Di Maio che ha accusato l’ex premier di cercare il consenso con quella decisione e della titolare del Viminale Luciana Lamorgese che assicura aver messo sempre in primo piano il salvataggio delle persone.

Intanto Matteo Salvini ha espresso in un post su Facebook il suo malcontento dicendo: “Oggi sono per l’ennesima volta a Palermo, nell’Aula Bunker dell’Ucciardone famosa per i maxiprocessi contro i mafiosi, per il processo Open Arms. Rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso l’Italia e i suoi confini, salvando vite e facendo rispettare la legge”.

La prossima udienza si svolgerà il 24 marzo e in quell’occasione sarà analizzata anche la presenza del sottomarino Venuti della Marina militare che secondo l’avvocata Giulia Bongiorno: “nell’agosto 2019 aveva ripreso, fotografato e registrato l’attività della Ong spagnola, senza che l’importante informativa fosse inserita nei fascicoli valutati dalla magistratura e in particolare da Tar e procure e senza che potesse essere visionata dal Parlamento”.