Guerra in Ucraina, il siluro di Mosca e lo scudo antimissile italiano

MOSCA.- Sembra proprio di essere tornati agli anni peggiori della guerra fredda. Il conflitto tra Mosca e Kiev non dà segni di stanchezza e Vladimir Putin sembra disposto ad andare avanti fino alle ultime conseguenze. D’altra parte, ne va della sua vita politica e della sua credibilità internazionale.

Possiamo solo rallegrarci del fatto che il suo vero “nemico”, gli Stati Uniti, siano governati da un presidente come Biden che cerca di mantenere freddezza e di agire con prudenza. Ma anche lì i falchi sono in agguato ed una qualsiasi mossa imprudente potrebbe far scivolare il mondo in un conflitto nucleare dalle conseguenze inimmaginabili.

Mentre ad Ankara delegati russi e ucraini parlavano di diritti umani soprattutto per quanto riguarda lo scambio dei prigionieri e dei feriti e della situazione dei bambini, che sono stati anche usati come ostaggi, da Mosca è arrivata la notizia della messa a punto definitiva del Poseidon, già soprannominato il “siluro dell’apocalisse”. Una testata nucleare che viaggia sotto il mare ed esplode sulle coste. La forza dell’onda radioattiva che ne deriverebbe potrebbe cancellare una città come Washington. Invisibile ai radar, a differenza delle altre testate nucleari, è in assoluto una delle armi più letali progettate dalla Russia.

Le prime manovre del sottomarino K-329 Belgorod, avvenute lo scorso ottobre, avevano già acceso i riflettori sui movimenti di questo sottomarino, l’unico in grado di usare il siluro Poseidon.

Nonostante le speranze di Erdogan, la possibilità che dall’incontro di Ankara, che è durato circa un’ora e al quale ha partecipato anche una delegazione turca, scaturisca l’inizio di un processo di pace è davvero labile o quanto meno con tempi molto lunghi durante i quali potrebbe accadere di tutto.

Nel frattempo, sul campo restano i corpi di migliaia e migliaia di persone, molte di loro civili, molte obbligate ad uno scontro in cui non credono. Ma sono proprie le ultime reclute ingaggiate con la forza, quelle che stanno dando filo da torcere all’Ucraina.

La Russia che avanza a passi da gigante nel Donbass e si avvia ad occupare le città di Bakhmut e Soledar, lo fa con soldati che, nonostante avrebbero volentieri evitato il fronte, ora ci vanno più preparati. Hanno imparato dagli errori del passato e queste nuove leve, così come i loro comandanti, agiscono con una strategia che spesso si conclude con una vittoria.

L’Ucraina chiede nuove armi all’Europa e Ursula von der Leyen, dell’UE, Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato e Charles Michel, presidente del Consiglio Europeo, in conferenza stampa hanno invitato i paesi UE a fare la loro parte. Germania e Stati Uniti invieranno carri armati e l’Italia si è impegnata a fornire uno scudo antimissile Samp-7.

Nonostante le rassicurazioni del nostro governo al riguardo, sono molte le perplessità all’interno della maggioranza non soltanto per diverse posizioni politiche, ma secondo alcuni esperti, anche per questioni pratiche e cioè per le difficoltà tecniche ed economiche che dovrebbe affrontare il nostro paese per fornire lo scudo antimissile promesso.

Già nei giorni scorsi il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva detto che l’Unione Europea dovrebbe dare un supporto finanziario ai paesi che aiutano l’Ucraina.

Presto il Senato sarà chiamato a decidere sui fondi necessari per assicurare l’invio di armamenti durante il presente anno. Continua intanto il lavoro del tavolo coordinato dai sottosegretari Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano sull’emergenza elettrica in Ucraina. Il suo compito è quello di assicurare un forte sostegno in un settore tanto importante per la popolazione che sta patendo la rigidità dell’inverno senza luce e senza riscaldamento.

Vladimir Putin, con la sua mania di grandezza, ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa e purtroppo ancora non si vede luce in fondo al tunnel.

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