Gli stadi come valvola di sfogo per la violenza

ROMA.- Mentre l’Italia piangeva la morte di un grande del calcio come Gianluca Vialli tifosi della Roma e del Napoli si preparavano ad uno scontro violento mettendo a ferro e fuoco una delle arterie più importanti d’Italia, la A1.

Viene da chiedersi come può uno stesso sport esprimere personaggi così diametralmente diversi: da una parte una persona come Vialli di grande spessore umano, e dall’altro incivili che utilizzano il calcio come veicolo per dare sfogo alla barbarie.

Lo scontro tra le due tifoserie non è stato dettato dal caso ma da una precisa volontà. Lo dimostrano le armi trovate dalla polizia nelle macchine dei tifosi. E solo grazie al monitoraggio della polizia, che prevedeva questo scontro, la violenza si è conclusa con un ferito e ore di panico vissute in autostrada dai normali passeggeri bloccati e inermi.

Scene di guerriglia che si ripetono tanto da allontanare dagli stadi quelle persone che vorrebbero solamente andare a godersi una partita. Ma non solo, gli stadi si sono trasformati anche in luoghi in cui chiunque si sente libero di esprimere il proprio razzismo, la xenofobia, nelle sue forme più primitive ed offensive.

La polizia ha arrestato uno dei protagonisti di questa triste giornata. Si tratta di Martino di Tosto, appartenente alla tifoseria napoletana e ben noto alle forze dell’ordine. Ferito alla coscia durante gli scontri è stato arrestato mentre si trovava al pronto soccorso presso l’ospedale San Donato di Arezzo. In passato era stato fermato dopo gli scontri con la polizia a seguito della partita Roma Verona. Altri nomi si aggiungeranno a mano a mano che i poliziotti visioneranno i video dell’autogrill in cui è avvenuto lo scontro.

Nomi e volti dei più pericolosi ultras sono già negli schedari della polizia e ogni volta che c’è una partita che coinvolge squadre con un passato di odio, le forze dell’ordine si preparano ad affrontare scene di guerriglia urbana.

Ci chiediamo quando si riuscirà a dire basta, quando l’Italia potrà allontanare definitivamente dagli stadi personaggi che umiliano il paese e sporcano uno sport che, in molti altri momenti, è invece motivo di orgoglio e soddisfazione.

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