Governo: fiducia ad alta tensione, due errori in coda alla manovra

La , Camera dei deputati durante il voto di fiducia. 23 Dicembre
La Camera dei deputati durante il voto. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – L’emendamento per inserire la Carta cultura giovani aveva di fatto escluso dalla manovra i fondi per l’acquisto di Villa Verdi da parte dello Stato, per la cui salvezza un mese fa si era impegnato il ministro Gennaro Sangiuliano. Un errore, una svista, un ripensamento, non è chiaro. Fatto sta che il governo, a poche ore dalla maratona notturna in Aula con il voto sulla fiducia sulla legge di bilancio, ha inserito la residenza che fu del compositore fra le esigenze indifferibili: così sono stati spostati 20 milioni di euro dal fondo del ministero dell’Economia a quello della Cultura, modificando una delle tabelle allegate al provvedimento da 35 miliardi di euro.

“Una forzatura”, protestano all’unisono le opposizioni, dopo l’ultimo episodio del tortuoso percorso a Montecitorio, fra pasticci e correzioni in corsa. Come per il refuso che eliminava il tetto al contante assieme alla norma sul Pos. O l’emendamento da quasi mezzo miliardo per i Comuni, senza copertura, che dopo i rilievi della Ragioneria di Stato ha costretto a un passaggio supplementare in commissione per lo stralcio.

Una confusione che, nella maggioranza, il deputato di FdI, Federico Mollicone, attribuisce al Tesoro e alla stessa Ragioneria. “Nelle due notti in commissione Bilancio non c’era nessuno dei funzionari del Mef e della Ragioneria: dovevamo mandare delle mail con risposte che arrivavano la mattina dopo. C’è stato un caos amministrativo e non politico”, ha detto Mollicone. Accuse respinte al mittente, in un pomeriggio dedicato da sottosegretari e tecnici a definire le ultime due modifiche prima di andare in Aula.

Il secondo ritocco riguarda lo stanziamento di 400mila euro (sempre risorse dell’esecutivo), per contrastare la peste suina in Piemonte, su cui invece in commissione non si era trovato l’accordo politico per usare il fondo parlamentare. La svolta, raccontano le opposizioni, è arrivata per il pressing dei capigruppo di Lega e FdI, Riccardo Molinari e Tommaso Foti, ed è stata messa nero su bianco in due emendamenti del governo alle tabelle, da approvare in Aula dopo la votazione sulla fiducia, che riguarda solo il testo della legge.

“È una forzatura della maggioranza: recupera dopo la fiducia un emendamento di FdI e uno della Lega”, attaccano dal Pd, sostenendo che l’acquisto di Villa Verdi, “si riferisce a un emendamento già soppresso” in commissione. In alcune manovre del passato, si fa notare nella maggioranza, ci sono stati più stralci chiesti dalla Ragioneria, ed è in linea con i precedenti anche la prima approvazione alla vigilia di Natale.

Questa volta succede all’alba, alla fine di una settimana di forti tensioni fra maggioranza e opposizioni. Non solo sulle misure, dalla stretta al Reddito di cittadinanza (da cui non scompare l’offerta congrua, perché l’emendamento ad hoc non è stato ben calibrato) alla norma sulla caccia in città, che Avs vuole impugnare in Europa. Ma anche sui metodi: il Pd ha occupato la presidenza della commissione alla prima seduta disertata dalla maggioranza, il Terzo polo ha abbandonato i lavori nella fase finale, e il M5s ha protestato ieri con un presidio in Aula a fine lavori.

Fibrillazioni non meno significative si sono registrate all’interno della stessa coalizione che sostiene il governo Meloni. Il braccio di ferro sullo scudo per i reati fiscali potrebbe lasciare strascichi, e forse anche le accuse al Mef guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti. Per ora tutti rivendicano la portata della legge di Bilancio, da Giorgia Meloni in giù. “È una manovra in un momento difficile, non fa miracoli ma aiuta tante persone”, assicura il vicepremier Matteo Salvini. “Forza Italia – sottolinea il capogruppo Alessandro Cattaneo – ha dato un contributo decisivo”.

(di Paolo Cappelleri/ANSA)

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