Presidente Mattarella: “Contro le donne diffusa violazione diritti umani”

La facciata di Palazzo Chigi illuminata di rosso in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne. (Filippo Attili/Ufficio stampa Palazzo Chigi)
La facciata di Palazzo Chigi illuminata di rosso in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne. (Filippo Attili/Ufficio stampa Palazzo Chigi)

ROMA. – Le vittime delle più gravi forme di violenza sono le giovani donne, in tre casi su quattro gli autori sono i partner o gli ex. Legami affettivi che si trasformano in incubo: un’escalation di condotte aggressive, percosse e lesioni che, secondo un’indagine condotta dall’Istat, vengono denunciate più difficilmente nei casi in cui la relazione è ancora in corso.

Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la politica e la società civile si mobilitano, con iniziative e proposte, per porre un argine alla marea dei femminicidi. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parla di “un’aperta violazione dei diritti umani diffusa senza distinzioni geografiche, generazionali e sociali” e esorta ad un’opera di “prevenzione” che “investa sulle generazioni più giovani” con “l’educazione all’eguaglianza”.

La premier Giorgia Meloni rilancia i tre pilastri d’azione per il governo: “prevenzione, protezione e certezza della pena”. Per il capo dello Stato, al netto degli sforzi “significativi” compiuti “negli ultimi decenni”, “per troppe donne, il diritto ad una vita libera dalla violenza non è ancora una realtà. Le cronache quotidiane ne danno triste testimonianza”.

Solo in Italia dall’inizio dell’anno si contano 104 vittime, donne di ogni età ed estrazione sociale, a cui la presidente del Consiglio dedica l’impegno “in prima linea” per combattere la terribile piaga del femminicidio”, “un dramma nazionale”, “una barbarie”.

Parole dure, come quelle che il Papa affida a Twitter: “Esercitare violenza contro una donna o sfruttarla non è un semplice reato, è un crimine che distrugge l’armonia, la poesia e la bellezza che Dio ha voluto dare al mondo”.

Le iniziative e i flash mob si moltiplicano in tutta Italia: una distesa di sagome nere in piazza a Napoli, panchine dipinte di rosso in diverse città e davanti alla Cgil, ciocche di capelli tagliate sotto i portici di Alessandria in solidarietà con le donne iraniane, slogan e performance a Cagliari, a Roma il corteo di ‘Non una di meno’.

In alcune scuole del Lazio vengono letti e commentati i versi del poeta Ennio Cavalli “Scarpe rosse”; a Torino viene presentato il progetto “Mobile Angel’, uno smartwatch per chiedere aiuto quando si è vittime di una violenza di un proprio familiare, realizzato dall’Arma. Ma il primo passo è sempre la denuncia, la richiesta d’aiuto.

Secondo il vicepremier Matteo Salvini e la presidente della Commissione Giustizia, Giulia Bongiorno “il codice rosso ha dato ottimi risultati” ma la sua “efficacia è messa a repentaglio ogni volta che non viene rispettato il termine di sentire la persona offesa entro 3 giorni dalla denuncia”. Di qui, l’annuncio di “nuove misure che garantiscano piena e immediata applicazione delle disposizioni del codice rosso prevedendo conseguenze processuali in caso di ritardi o omissioni”.

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, torna sulla commissione bicamerale sulla violenza contro le donne che servirà soprattutto per la “conoscenza” più approfondita del fenomeno. Diversi i progetti messi in campo dal governo. La ministra alla Famiglia e alle Pari Opportunità, Eugenia Roccella punta a diffondere sempre più il numero verde anti-violenza 1522: nei quasi 13 mila uffici postali ne sarà data massima diffusione, con messaggi luminosi sui monitor: “Non sei sola, chiama il 1522”. La collega, Daniela Santanchè, lancia la “rete degli alberghi solidali” che conta “già oltre mille strutture” che mettono a disposizione delle donne e i figli stanze per la prima accoglienza.

L’impegno dell’Italia travalica i confini nazionali, con l’ambasciatore Maurizio Massari, rappresentante permanente all’Onu, che punta i riflettori sulla piaga della violenza sessuale nei conflitti, riemersa in tutta la sua atrocità a causa della guerra in Ucraina e dell’aggravarsi dei conflitti a livello globale: “È giunto il momento di porre fine a una delle più diffuse, persistenti e devastanti violazioni dei diritti umani nel mondo di oggi, che rimane in gran parte non denunciata a causa dell’impunità, del silenzio, dello stigma e della vergogna”.

(di Paola Lo Mele/ANSA)

Lascia un commento