Corsa di Meloni, in un mese doppio test Pnrr-Manovra

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con il Presidente del Senato, Ignazio La Russa
Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con il Presidente del Senato, Ignazio La Russa. (Ufficio stampa Presidenza del Consiglio)

ROMA. – La manovra che ancora deve assumere la sua forma definitiva, e somma ritardo al ritardo tagliando, inevitabilmente, i tempi dell’esame parlamentare. E il Pnrr con i 30 obiettivi da portare a casa, anche per decreto legge se sarà necessario. Giorgia Meloni si prepara alla corsa per il doppio test della legge di Bilancio e del Piano di ripresa e resilienza su cui sa che sono puntati gli occhi non solo di partiti e investitori ma anche della Commissione europea.

Tutto si dovrà consumare in poco più di un mese: la deadline per ottenere la terza tranche di fondi europei da 21 miliardi è il 31 di dicembre, la stessa data entro la quale il Parlamento deve licenziare la manovra per scongiurare l’esercizio provvisorio. E nel mezzo per la premier, che la prossima settimana dovrebbe intanto incontrare Carlo Calenda per ascoltare le proposte del Terzo Polo sulla manovra, si profilano almeno altre due settimane di fuoco sul piano internazionale.

Il 6 è attesa a Tirana per il vertice Ue Balcani, il 9 ad Alicante per la riunione del formato EuroMed-9 con i Paesi Ue del Mediterraneo, mentre ancora cova sotto la cenere lo scontro sulla gestione dei migranti. La settimana dopo ci sarà la tre giorni di Bruxelles tra Consiglio europeo e vertice Ue-Asean (tutto tra il 14 e il 16 dicembre). E si starebbe valutando, ma al momento sembra molto difficile, di incastrare qualche altra puntata in una capitale europea, come Berlino.

Alla Camera intanto già scalpitano: aspettavano il testo della manovra entro la settimana e invece l’orizzonte più probabile, al momento, sembra quello di lunedì o martedì. Con un calendario di nuovo tutto da rifare, fermo restando che in poco più di tre settimane bisognerà chiudere tutto. L’approdo in Aula è previsto per il 20 dicembre dove – nonostante le intenzioni sembrino diverse – per i deputati appare già inevitabile che il governo ponga la fiducia. Anche perché dopo Natale, in una manciata di giorni scarsa, va fatto anche il passaggio al Senato. Che non potrà toccare nulla.

Per comprimere il più possibile le audizioni dovrebbero essere fissate verso la metà della prossima settimana, gli emendamenti a cavallo del fine settimana successivo e l’indicazione dei cosiddetti segnalati – cioè le proposte più importanti su cui effettivamente concentrare il voto in commissione – entro il ponte dell’8 dicembre. Poi la volata per approvare le modifiche: a disposizione potrebbe esserci fino a un miliardo, secondo alcune indiscrezioni. Ma al momento nemmeno i deputati sanno effettivamente quale sarà la ‘dote’.

Nel frattempo il governo dovrà sbrogliare la matassa del Pnrr: la preoccupazione per i cantieri a rilento e per le riforme ancora da chiudere lasciate in eredità da Mario Draghi (giustizia e concorrenza) cresce di giorno in giorno. La prossima settimana potrebbe essere riconvocata una cabina di regia, al termine di quella ricognizione avviata dal ministro Raffaele Fitto. E entro metà dicembre potrebbe arrivare il nuovo decreto Pnrr per centrare quei target che sono più indietro o che hanno bisogno di norme (soprattutto sul fronte dell’Istruzione). E forse anche per rivedere la governance.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

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