Via libera del Congresso alle tasse per banche, energetiche e “grandi fortune”

MADRID — Non solo legge di bilancio. La ‘maratona’ parlamentare andata in scena ieri al Congresso dei deputati spagnolo è stata utile al governo per puntellare l’ultima parte della legislatura con il “via libera” anche a un’altra recente iniziativa politica cara al premier Pedro Sánchez e alla sua squadra: l’introduzione di tasse “straordinarie” e temporanee a gruppi finanziari, compagnie energetiche e detentori di “grandi fortune”, misura pensate per spostare parte del carico fiscale esercitato sulle famiglie e le piccole e medie imprese dall’elevata inflazione. Insieme all’ok alla finanziaria e all’inizio dell’iter parlamentare della riforma della ‘sedizione’, l’esecutivo si lancia verso la retta finale del mandato con diversi ostacoli alla sua stessa stabilità ormai alle spalle.

Difese come un modo per “proteggere la maggioranza sociale” rispetto agli interessi di “una minoranza potente”, le nuove tasse introdotte hanno l’obiettivo di aumentare gli incassi del Tesoro provenienti dal fronte dei grandi capitali. Nel caso delle grandi compagnie energetiche, si punta a ricavare, nel 2023 e 2023, l’1,2% del fatturato netto corrispondente all’anno solare precedente a quello di applicazione dell’imposta.

Per quanto riguarda le grandi banche, l’imposta graverà per due anni sui gruppi con proventi da interessi e commissioni superiori agli 800 milioni di euro nel 2019; sarà del 4,8% e graverà sui margini di profitto da interessi e commissioni. La tassa sulle grandi fortune, d’altro canto, peserà su patrimoni netti superiori ai tre milioni, anche se in alcune comunità autonome sono possibili eccezioni o esenzioni, secondo media iberici.

I proventi verranno destinati principalmente a misure di aiuto per famiglie di basso reddito con problemi per sostenere le spese legate all’energia.

Nella stessa lunga seduta parlamentare, è stata anche approvata l’ammissione a dibattito di un’altra recente iniziativa su cui punta forte Sánchez: si tratta di una riforma del codice penale, volta ad abbassare le pene associate alla sedizione, il principale reato attribuito ai leader secessionisti catalani condannati al carcere per il tentativo secessionista del 2017. La misura è frutto di negoziati politici con il governo catalano, attualmente guidato dall’indipendentista moderato Pere Aragonès.

Fortemente criticata dall’opposizione, che ha chiesto è ottenuto una votazione pubblica nominale, con i deputati chiamati a esprimere il proprio voto uno a uno pubblicamente, la norma risponde a un impegno di lunga data del premier. È stata annunciata in parallelo alle trattative sulla legge di bilancio con diversi gruppi politici, ad esempio Esquerra Republicana (il partito di Aragonès).

Con il risultato di ieri, Sánchez e i suoi possono mettere nel mirino i prossimi impegni elettorali, a cominciare dalle regionali e comunali della prossima primavera, con meno pressione addosso per quanto riguarda obiettivi politici primari, vista l’unità di intenti della coalizione messa in mostra in questo caso. La prospettiva di arrivare alla scadenza naturale della legislatura (fine 2023) si presenta come sempre più sostenibile.

Redazione Madrid

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