MADRID — Chi scappa dalla guerra è gente “disperata” e, se necesario, va accolta. A maggior ragione, quando il freddo e il buio rischiano di mettere in ginocchio un Paese intero o quasi. Il messaggio arriva dal governo italiano, mentre dall’Ucraina sono sempre più inquietanti il frastuono dei missili da crociera russi e gli avvertimenti sulla criticità della situazione da parte delle autorità locali: a trasmetterlo ci ha pensato oggi il ministro degli Esteri Antonio Tajani, impegnato a Barcellona in una riunione tra Paesi UE e “vicinato sud”. Sul tavolo dell’incontro c’è stata anche la spinosa questione della gestione dei flussi migratori provenienti dall’Africa e altre regioni: un tema su cui tuttavia non si registra in Europa la stessa unanimità mostrata quando si parla delle conseguenze dell’invasione russa.
Il duro inverno dell’estremità orientale europea è ormai in arrivo. Un momento critico per le sorti del popolo ucraino, tormentato dagli attacchi con cui i russi stanno compromettendo sempre più gravemente infrastrutture chiave per il fabbisogno energetico del loro Paese. La situazione mette in allerta anche i Paesi dell’Unione Europea, dove la possibilità di una nuova ondata di arrivi di profughi dall’Ucraina è contemplata seriamente.
“Naturalmente noi siamo sempre pronti ad accogliere coloro che fuggono dalla guerra e che sono popolazioni disperate”, ha risposto Tajani sulla questione, interpellato da giornalisti italiani presenti a Barcellona. L’altresì vicepremier ha ricordato inoltre che il Paese ha già ricevuto “oltre 170.000” rifugiati ucraini, in particolare “donne e bambini”.
Toni diversi da quelli che in più occasioni il governo ha utilizzato per affrontare il discorso dei migranti in arrivo dal sud del mondo. Su questo aspetto, Tajani a Barcellona è tornato a insistere sulla necessità, segnalata più volte dall’Italia, di “un’azione forte dell’Europa” per gestire una situazione che non riguarda solo “i singoli Stati”.
Una visione, questa, condivisa anche dall’alto rappresentante per gli Affari Esteri dell’Unione Europea Josep Borrell, chiamato a presiedere, nella stessa sede della Fondazione Joan Miró di Barcellona, il settimo Forum regionale dell’Unione per il Mediterraneo (UpM). “La soluzione passa da due linee d’azione: favorire lo sviluppo locale e controllare i flussi migratori”, ha detto nel corso di una conferenza stampa, chiedendo però di parlare di immigrazione “irregolare” e non “illegale”, perché “nessun essere umano è illegale”.
A proposito di questo, la novità per quanto riguarda l’azione italiana arriva da un incontro tra Tajani e il suo omologo spagnolo José Manuel Albares, anche lui presente nella città catalana. “Ho avuto un lungo incontro con il ministro degli Esteri spagnolo e abbiamo parlato di migrazioni. Credo che Italia e Spagna possono fare un lavoro comune molto positivo”, ha detto il vicepremier italiano.
Pochi giorni fa, il Ministero dell’Interno spagnolo aveva preso le distanze da una dichiarazione congiunta di Roma insieme a Malta, Grecia e Cipro per chiedere all’UE di rivedere il ruolo delle ong che salvano vite nel Mediterraneo. Rispetto alle divergenze in materia migratoria tra le diverse anime interne alla comunità europea, Tajani ha detto che “i punti di incontro bisogna trovarli, bisogna lavorare”.
Poco prima, le delegazioni dell’UpM riunite per il forum regionale annuale dell’organizzazione si sono accordate per aumentare il livello di “cooperazione” e “integrazione” su aspetti come la lotta alla disoccupazione, la crisi climatica e gli squilibri regionali, oltre che ratificare l’ingresso nel gruppo della Macedonia del Nord, d’ora in avanti 43esimo Paese di questo club. “Abbiamo bisogno di più impatto dell’azione dell’UpM sul terreno”, ha detto in apertura Borrell, che ha co-presieduto l’evento insieme al ministro degli Affari Esteri della Giordania, Ayman Safadi.
“L’agenda euro-mediterranea” sarà “al centro” del periodo in cui la Presidenza dell’Unione Europea sarà affidata alla Spagna, nel secondo semestre 2023, ha invece assicurato Albares.
Redazione Madrid