USA: DeSantis star a Las Vegas, parte la corsa per 2024

El gobernador Ron DeSantis. (REUTERS/Marco Bello)

WASHINGTON. – Parte da Las Vegas la scommessa dei potenziali candidati repubblicani alla Casa Bianca. Teatro del colpo d’inizio il Venetian casinò, dove la potente Republican Jewish Coalition, l’organizzazione degli ebrei americani repubblicani, ha invitato nel weekend tutti gli aspiranti presidenti in pectore.

Se ci si dovesse affidare all’applausometro di un pubblico selezionato di quasi mille persone, si potrebbe sintetizzare che sarà un duello tra Donald Trump e il governatore della Florida Ron DeSantis. Con il secondo però che ha ricevuto più applausi e ha avuto l’accoglienza riservata ad una star, anche se bisogna precisare che il tycoon è comparso solo in video collegamento da Mar-a-Lago.

Il resto dei possibili rivali per ora sembra relegato al ruolo di comparsa o attore non protagonista, ma sono partiti i primi attacchi a Trump, alcuni velati, altri diretti. Il tycoon, l’unico finora ad aver annunciato ufficialmente la sua candidatura, è stato accolto con un’ovazione. L’ex presidente ha lodato il suo mandato e respinto le accuse di aver causato il flop repubblicano a Midterm. Ma quando ha rimesso nuovamente in discussione la vittoria di Joe Biden rilanciando le sue accuse di “elezioni truccate” la platea, che lo aveva accolto calorosamente, non ha reagito.

Lunghi applausi per DeSantis, che ha avuto il privilegio di concludere la carrellata in prime time generando l’entusiasmo maggiore. “La Florida ha un progetto per il successo”, ha esordito il governatore, appena riconfermato a valanga ed astro nascente del partito. “Ho appena cominciato a combattere”, ha assicurato, prima di ingraziarsi la sala raccontando di aver battezzato i tre figli con acqua del Mar di Galilea. Tra i “competitor” sono apparsi anche due pezzi da novanta dell’amministrazione Trump, l’ex segretario di stato Mike Pompeo e l’ex vicepresidente Mike Pence.

“Chissà, potremmo ritrovarci sul palco insieme…e detto tra noi chissà quali nomignoli potremmo avere”, ha scherzato Pompeo rivolgendosi a Pence e riferendosi ai ‘nickname’ ideati da Donald Trump per tutti i suoi avversari, come il governatore della Florida, già ribattezzato “DeSantictimonius, l’ipocrita. L’ex capo della diplomazia, senza nominare il tycoon, ha invitato a girare pagina affidandosi non alle “celebrità” ma a dirigenti conservatori “competenti”. “Non dobbiamo accontentarci di criticare il sistema o andare semplicemente su Fox News o inviare tweet, bisogna fare un lavoro difficile”, ha aggiunto.

Pence ha cercato di capitalizzare sulla sua figura di paladino delle istituzioni, dopo aver resistito alle pressioni di Trump per ribaltare l’esito del voto: “Gli americani devono sapere che il nostro partito sarà quello che mantiene il nostro giuramento alla costituzione anche quando l’opportunità politica potrebbe suggerire di fare diversamente”, ha ammonito.

Anche l’ex ambasciatrice all’Onu Nikki Haley ha affilato il coltello ma senza affondarlo: “Dobbiamo smettere di perdere, di scegliere candidati che vincono le primarie ma non le elezioni generali, gente che ama andare in tv a parlare dei problemi ma che non li risolve”, ha accusato, precisando però che a suo avviso “le perdite non sono dovute a una sola persona”. Haley ha ammesso che ora penserà sul serio se candidarsi lanciando un avvertimento a tutti: “Ho vinto elezioni primarie e generali dure. Se mi sottovalutano è più divertente. Non ho perso mai un’elezione e non inizierò ora”.

Altri hanno criticato apertamente e duramente Trump, come gli ex governatori Chris Christie e Larry Logan, che hanno scarse chance ma che potrebbero portare via voti al tycoon nelle primarie.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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