Legge del ‘solo sì è sì’, Díaz invita alla “prudenza” e ad attendere i tribunali

Vicepremier e ministra del Lavoro Yolanda Díaz

MADRID — “Prudenza” e “attesa” del lavoro dei tribunali. Sono questi i punti cardine della posizione di Yolanda Díaz, vicepremier spagnola, in merito alle polemiche degli ultimi giorni sugli effetti della nuova legge anti-violenze sessuali, che in alcuni casi ha portato a riduzioni di condanne. Un’opinione lungamente attesa, visto che Díaz è la massima rappresentante nel governo di Unidas Podemos e che è rimasta in sostanziale silenzio sulla questione nei due giorni precedenti, mentre il dibattito sulle conseguenze indesiderate del testo legislativo infuriava tutto intorno a lei. Interpellata oggi a riguardo da cronisti, l’altresì ministra del Lavoro ha evitato di schierarsi apertamente con la collega alle Pari Opportunità e compagna di formazione politica Irene Montero, che — dal punto di vista di principale promotrice della norma — ha invece accusato i giudici che hanno abbassato pene di applicare un criterio “maschilista”.

“La legge del ‘sì è sì’ è una legge di straordinaria importanza nel nostro Paese”, ha dichiarato Díaz da Valencia, “e ha un obiettivo, che è garantire la protezione delle vittime e, soprattutto, la difesa della libertà sessuale delle donne”. In base a questi due preamboli, ha aggiunto, “è importante lasciar lavorare la Corte Suprema, e in pochi giorni avremo delle risposte a riguardo”. Un messaggio allineato rispetto a quello espresso dal premier, il socialista Pedro Sánchez, il quale nel corso di un viaggio ufficiale in Asia aveva indicato proprio l’attesa del lavoro dei tribunali per “fissare la dottrina” sull’interpretazione della nuova norma come via maestra da seguire per far luce sulla situazione. “Il governo proteggerà tutte le vittime”, ha aggiunto Díaz.

La posizione della vicepremier pare così volta a rimanere in equilibrio rispetto ai due fronti principali apertisi alla luce delle novità sull’applicazione della nuova legge anti-stupri: da un lato, chi ha detto, come Montero e altri esponenti del suo partito, Podemos, che ciò che sta avvenendo è frutto dell’interpetazione “erronea” di giudici “maschilisti” (posizione che ha portato diverse associazioni giudiziarie a chiedere le dimissioni della ministra) ; dall’altra, chi ha sostenuto (come qualche esponente del PSOE, e, soprattutto, partner parlamentari esterni e l’opposizione in blocco) che la legge possa aver bisogno di un riesame ed eventuali modifiche.

In mezzo, c’è il dibattito tra giuristi, che si regge su tempi a volte non concordanti con quelli mediatici e della politica: in questo caso, si aspettano possibili prese di posizione della procura generale e della Corte Suprema per stabilire criteri interpretativi sui casi in cui i legali difensori dei condannati si stanno muovendo per chiedere sconti di pena, dopo che alcuni ritocchi di condanne sono già stati resi noti.

Nell’attesa, stanno già facendo discutere parole pubblicate su Twitter da Pablo Iglesias, fondatore ed ex leader di Podemos, nonché strenuo difensore del lavoro svolto da Montero (di cui è anche compagno sentimentale) sulla legge del ‘solo sì è sì’. “Il tiro al bersaglio di questa settimana dimostra tre cose: 1- Il crescente degrado di gran parte del giornalismo; 2 – Che la destra giudiziaria è un attore politico; 3 – Che mettersi di profilo quando una collega viene travolta dagli attacchi non è solo miserabile e codardo, ma politicamente stupido”, recita il messaggio dell’altresì ex vicepresidente.

Parole interpretate da diversi giornali come un messaggio rivolto precisamente a Yolanda Díaz, che, dopo esser stata indicata da Iglesias stesso come profilo ideale per sostituirlo come leader di partito, ha ricevuto dallo stesso mittente, di recente, diverse frecciate. Tutte arrivate mentre la vicepremier guida lo sviluppo di un nuovo “movimento cittadino”, chiamato ‘Sumar’, con l’obiettivo di costruire “un progetto di Paese” per “il prossimo decennio”.

Redazione Madrid