Irene Montero nella bufera, giudici ne chiedono le dimissioni

Ministra Irene Montero - (Foto cortesia Pool Moncloa/Borja Puid de la Bellacasa)

MADRID — Fianco a fianco in foto ufficiali, profondamente divisi su quanto sta accadendo rispetto alla ‘legge del solo sì è sì’. Lo scontro tra la ministra delle Pari Opportunità, Irene Montero, e i giudici spagnoli si è acuito con la reazione delle principali associazioni di categoria all’accusa di “maschilismo” nell’applicazione della nuova norma, rivolta ai magistrati dall’altresì esponente Unidas Podemos: tre ne hanno chiesto le dimissioni dal governo. Nel frattempo, la bufera sulla ministra infuria anche a livello politico.

Forse la sorte ha voluto che proprio oggi Montero si trovasse insieme a diversi alti esponenti del settore giudiziario in un atto ufficiale tenutosi al Senato, come mostrato da immagini di RTVE. Contesto in cui la ministra ha insistito sulla necessità di “formare” di più i giudici in base alla “prospettiva di genere”. Secca la replica della presidente dell’Osservatorio contro la Violenza Domestica e di Genere, Ángeles Carmona. “Non c’è assolutamente una giustizia maschilista”, ha detto a media.

Il dibattito politico del momento è servito: da un lato, Montero e il suo partito sostengono che, se ci sono casi di revisioni al ribasso di condanne per reati sessuali in virtù dell’applicazione della nuova legge, ciò si deve alla mancanza di sensibilità femminista di alcuni magistrati. D’altro canto, esperti giuristi indicano che il problema sta nel fatto che, con la riformulazione dei reati compresi nella nuova legge — il cui obiettivo principale è garantire più protezione alle vittime e garantire una stretta contro le violenze sessuali — e l’abbassamento di alcune pene minime, ci sono casi in cui diventa imperativo applicare il principio giuridico che favorisce “la norma più favorevole al reo”. Circostanza che, sostengono alcuni, una disposizione transitoria nel testo di legge avrebbe potuto evitare.

Diversi esponenti del governo hanno preso le distanze dalla posizione di Montero sul presunto maschilismo dei giudici: “Bisogna essere molto scrupolosi nel rispetto del potere giudiziario”, ha affermato, per esempio, il ministro della Cultura Miquel Iceta. E intanto, le fila dell’esecutivo si sono andate allineando a quanto espresso ieri dal premier Pedro Sánchez, nel frattempo impegnato in viaggi istituzionali in Asia. “La volontà del potere esecutivo e di quello legislativo è stato chiaramente quello di rafforzare la protezione delle donne”, ha detto, “ora tocca ai tribunali e alle procure unificare le dottrine”.

Ma nel frattempo, diversi partner parlamentari del governo di minoranza che guida Sánchez, composto dal Partito Socialista e da Unidas Podemos, hanno chiesto di riesaminare la legge del solo sì è sì. E l’opposizione è insorta, mentre gli avvocati difensori responsabili di diversi casi studiano come ottenere abbassamenti di condanne per i loro assistiti: tra loro, c’è il legale di uno dei membri de ‘La Manada’, il gruppo di amici considerati responsabili del noto caso di stupro collettivo che portò migliaia di persone in piazza a insorgere contro le violenze sessuali e a chiedere una legge come quella del “solo sì è sì”.

Sul piano giuridico, la ricerca di una possibile soluzione appare intricata: la strada più percorribile, al momento, sembra quella di attendere novità dalla procura generale e dalla Corte Suprema, che saranno chiamate a intervenire per stabilire criteri univoci di applicazione della norma e la dottrina corrispondente. In tal senso, oggi il procuratore generale dello Stato Álvaro García ha dichiarato che la priorità sarà “dare protezione alle vittime e rispettare pienamente i principi costituzionali”.

Dal punto di vista politico, la questione rischia di assumere un carattere esplosivo per il governo: uno degli elementi fatti notare oggi dagli osservatori è il sostanziale silenzio in merito di Yolanda Díaz, la più alta rappresentante nell’esecutivo di Unidas Podemos, formazione che sta attraversando un periodo di forti turbolenze e tensioni interne.

Redazione Madrid