Tribunali abbassano pene di reati sessuali, bufera sul ‘solo sì è sì’

La ministra delle Pari Opportunità, Irene Montero

MADRID — Bufera sul governo Sánchez per la legge del “solo sí es sí”. La polemica è scattata dopo che,nel giro di un paio di giorni, sono stati riportati sui media diversi casi di condanne abbassate a responsabili di reati sessuali per gli effetti della nuova norma la quale, tuttavia, nelle intenzioni dell’esecutivo e della maggioranza del Parlamento era stata promossa per garantire l’esatto contrario. La questione è già diventata una vera e propria patata bollente per l’esecutivo di Pedro Sánchez. 

Il problema, secondo quanto spiegato da giuristi a diversi media, sta nel fatto che, tra le modifiche al codice penale introdotte per castigare più duramente i responsabili di reati sessuali, alcune producono l’effetto opposto: quello cioè di consentire alle difese dei condannati un riesame al ribasso delle sentenze. 

Un aspetto su cui, a prima vista, i tribunali avrebbero poco margine di azione. Questo perché uno dei principi fondamentali del codice penale stesso stabilisce che, se vengono approvate pene più lievi a livello legislativo, tale revisione dev’essere applicata anche in casi già passati in giudicato, in quanto prevale il criterio più favorevole al reo. 

I casi applicazione di questo principio in cause giudiziarie reali sono già stati più di uno, secondo quanto reso noto da diversi tribunali spagnoli. Alle Baleari, ad esempio, due condannati per reati sessuali sono stati scarcerati dopo un abbassamento delle condanne loro inflitte, ha riportato l’agenzia di stampa Efe.

Le interpretazioni politiche di questa situazione da parte delle due anime del governo, il Partito Socialista e Unidas Podemos, sono chiaramente divergenti. Dal lato della formazione di Sánchez, sono emerse più voci dichiaratesi favorevoli a “riesaminare” il testo della norma: tra queste, quelle della ministra del Tesoro María Jesús Montero e di quella dell’Istruzione Pilar Alegría, altresì, rispettivamente, vice-segretaria generale e portavoce socialista. 

Ben diverse le considerazioni della ministra delle Pari Opportunità Irene Montero e della delegata del governo per la violenza di genere, la magistrata María Victoria Rosell, entrambi rapprentanti di Unidas Podemos. “Il problema che abbiamo è che ci sono giudici che non stanno rispettando la legge”, ha dichiarato in mattinata Montero a giornalisti, “il maschilismo può far sì che ci siano giudici che applicano male una legge”.

“Attendiamo il lavoro dei tribunali”, è stata invece la prima reazione a riguardo da parte del premier, nel frattempo impegnato nel G30 a Bali. “La volontà del potere esecutivo e di quello legislativo è stato chiaramente quello di rafforzare la protezione delle donne”, ha spiegato in conferenza stampa, “e quindi è stato considerato qualsiasi tipo di reato sessuale come un’aggressione sessuale. Perché? Per consentire pene più severe”, ha anche detto, aggiungendo che “ora tocca ai tribunali e alle procure unificare le dottrine” e sostenendo che la legge “è una grande conquista del movimento femminista, una legge all’avanguardia”. 

Durissime, intanto, le prime reazioni dell’opposizione. “È una legge indifendibile”, ha sostenuto ad esempio la portavoce parlamentare del Partito Popolare, Cuca Gamarra. “Il governo è l’unico responsabile di lasciare le donne indifese, ridurre le condanne per autori di reati sessuali e attaccare i giudici”, ha aggiunto, “esigiamo responsabilità”. La sua formazione ha invitato il Senato di presentare una richiesta per un “riesame immediato” della legge. 

Da parte sua, il Consiglio Superiore della Magistratura ha attaccato duramente, in un comunicato, quanto espresso da Montero e Rosell, aggiungendo che aveva già avvertito di possibili effetti controproducenti della legge del ‘solo sí es sí’ mentre questa era in fase di discussione parlamentare.

Redazione Madrid

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