Mattarella riapre con Macron, ma ora tocca al governo

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica Francese,in occasione dell’incontro internazionale per la Pace dal titolo “Il grido della Pace – Religioni e Culture in dialogo”
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con S.E. il Signor Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica Francese,in occasione dell’incontro internazionale per la Pace dal titolo “Il grido della Pace – Religioni e Culture in dialogo” (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

ROMA. – Una telefonata forse sofferta, certamente meditata con attenzione e condivisa con il governo al quale ora spettano le prossime mosse. Sergio Mattarella, chiusa la sua visita in Olanda dove ha potuto condividere in tempo reale con il vicepremier e ministro degli esteri Antonio Tajani preoccupazioni e possibili soluzioni della crisi apertasi con la Francia sui migranti, sabato sera ha deciso di scendere in campo personalmente.

Una cordiale telefonata con il presidente francese ha riaperto i canali diplomatici tra Roma e Parigi e soprattutto ha permesso di congelare una situazione che si stava incancrenendo. Un’apertura che Mattarella ha prontamente riferito al presidente del Consiglio. I rapporti bilaterali restano quindi sospesi in un limbo diplomatico in attesa che l’esecutivo dia segnali e risposte che devono necessariamente andare oltre i rapporti bilaterali.

La partita è infatti più ampia, come dimostra la richiesta dell’Italia a Bruxelles di convocare un vertice sui migranti a livello di ministri degli esteri e degli Interni. Il problema esiste, al di là dei toni, e Sergio Mattarella da sempre sostiene le ragioni di una maggiore solidarietà sul tema. Certo, forse non si aspettava, quel troppo di machismo nelle dichiarazioni sia della Francia che dell’Italia. Per cui, come è sua abitudine, tornato da Maastricht si è preso una notte di riflessione mentre gli sherpa preparavano la strada e sabato sera si è collegato con l’Eliseo.

Riserbo dal Colle su chi abbia chiamato chi, ma poco importa anche se fonti governative fanno filtrare che sia stato il Quirinale a comporre il numero. Ma sono quisquilie rispetto al contenuto che è stato prima minuziosamente vagliato insieme dall’Eliseo e dal Quirinale e poi stranamente diffuso dopo oltre 36 ore dal colloquio. Ecco il testo del comunicato congiunto che esprime con grande chiarezza il principio che Roma e Parigi hanno bisogno l’uno dell’altro:

“Il Presidente Sergio Mattarella, ha avuto con il Presidente Emmanuel Macron, un colloquio telefonico, nel corso del quale entrambi hanno affermato la grande importanza della relazione tra i due Paesi e hanno condiviso la necessità che vengano poste in atto condizioni di piena collaborazione in ogni settore sia in ambito bilaterale sia dell’Unione Europea”.

Fin qui l’ufficialità che certifica la riapertura di un rapporto di fiducia ai massimi livelli istituzionali. Quindi segue una precisazione informale che invece spiega bene cosa manchi per andare avanti nel percorso e quale sia l’attenzione del Colle: la nota dei presidenti Emmanuel Macron e Sergio Mattarella – viene spiegato dal Quirinale – non entra volutamente nei dettagli della conversazione e non entra nel merito dei dossier bilaterali aperti e, soprattutto, non indica interventi.

Si tratta quindi di una ricucitura fondamentale ma la tela resta fragile: ci si limita a un auspicio generico a riprendere la collaborazione, senza entrare nei particolari delle questioni sul tappeto. Come, ad esempio, si comporterà il governo quando la prossima nave di una Ong chiederà l’attracco in un porto italiano.

“Valuteremo caso per caso”, si limita ad osservare Tajani dando l’impressione che nel governo si stiano inserendo elementi di prudenza. Che la tensione resti pericolosamente alta lo confermano due fatti: il primo è che al momento sia Giorgia Meloni che Emmanuel Macron si trovino entrambi al vertice del G20 a Bali e non sia previsto – almeno fino ad ora – alcun incontro a margine; il secondo viene da Bruxelles dove la Commissione ha precisato che “non può essere fatta alcuna distinzione tra navi Ong e altre imbarcazioni quando si tratta di salvataggio di vite umane in mare”.

Una precisazione che certo non sarà piaciuta al governo Meloni che punta invece a nuove norme che limitino l’azione delle navi umanitarie. Fondamentale sarà capire se la premier si smarcherà, almeno leggermente, dalle posizioni rigide di Matteo Salvini e del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Anche perché un altro esponente di peso, cioè la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Ignazio La Russa è intervenuto con una dichiarazione non proprio negoziale: “credo che l’opera del presidente Mattarella sia sempre utile, ma credo anche che la fermezza del nostro governo possa e debba essere condivisa”.

Il capo dello Stato ha speso anche questa volta tutto il suo peso politico, esattamente come fece nel 2019 quando si aprì la delicatissima crisi dei gilet gialli a causa del sostegno dato dall’ora ministro per lo sviluppo economico Luigi Di Maio alle manifestazioni di piazza che turbarono per settimane la Francia. Il capo dello stato italiano prima sbloccò la situazione a febbraio con una telefonata a Macron poi a maggio a Parigi, in occasione del cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci, vide l’inquilino dell’Eliseo mettendo la parola fine a quella crisi. Questa volta è solo una tregua: spetterà al governo fare i passi successivi, in una direzione o nell’altra.

(di Fabrizio Finzi/ANSA)

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