Lula in lacrime: “Salverò il Brasile dalla fame”

Il presidente eletto del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva durante la campagna elettorale.
Il presidente eletto del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva durante la campagna elettorale. EPA/SEBASTIAO MOREIRA

BRASILIA. – “Avrò compiuto la missione della mia vita se alla fine del mio mandato ogni brasiliano avrà assicurati tre pasti al giorno”: lo dice tra le lacrime il presidente eletto del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, forse anche ricordando la sua infanzia in una famiglia povera nell’arido nord-est del Paese. Davanti a un parterre di parlamentari di vari partiti, riuniti nella sede del governo di transizione a Brasilia, l’ex sindacalista ribadisce una delle principali mete del suo futuro esecutivo: eliminare la fame che ancora affligge molti suoi connazionali.

Secondo uno studio della Rete di ricerca brasiliana sulla sovranità alimentare e nutrizionale (Penssan), condotto tra novembre 2021 e aprile 2022, 33,1 milioni di brasiliani affrontano un livello “grave” di insicurezza alimentare, 14 milioni in più rispetto al 2020, anno dello scoppio della pandemia di coronavirus. “Il voto che abbiamo ricevuto alle elezioni è quello dei più bisognosi, chi ci ha scelto lo ha fatto perché sa che noi ci occuperemo prioritariamente di loro”, ha affermato Lula, sotto lo sguardo commosso della moglie Rosangela e della presidente del suo Partito dei Lavoratori (Pt, di sinistra), Gleisi Hoffmann.

Dichiarazioni accolte però con preoccupazione dal mercato (la Borsa di San Paolo è scesa di quasi il 3%), in previsione di un probabile incremento della spesa pubblica per garantire il mantenimento di sussidi sociali come il ‘Bolsa Familia’, destinato ai più indigenti, e per aumentare il salario minimo. Lula assicura che il suo sarà un “governo del dialogo” e che “a partire da oggi le istituzioni avranno pace, non ci sarà più un presidente che vuole interferire con la Corte suprema e il Tribunale superiore elettorale”.

Una stoccata, quest’ultima, diretta al presidente uscente, Jair Bolsonaro, accusato di aver “disseminato menzogne” durante le elezioni, per le quali il leader di destra dovrebbe “chiedere scusa” alla nazione. “Ancora oggi Bolsonaro non ha avuto il coraggio di ammettere la sconfitta”, ha rincarato la dose il 77enne ex metallurgico, che ha poi invitato i ‘bolsonaristi’ ancora accampati davanti alle caserme di varie città a “tornare a casa” e accettare il risultato del voto.

Duro il suo commento anche sul rapporto sul funzionamento delle urne elettroniche consegnato ieri dai militari. “Il risultato è stato umiliante per le forze armate”, ha sostenuto Lula, secondo cui l’ispezione parallela condotta dai tecnici dell’esercito “non ha provato niente”. Sull’argomento è intanto intervenuto il ministero della Difesa: il rapporto delle forze armate “non esclude la possibilità dell’esistenza di brogli o incoerenze nelle urne per il voto elettronico e nel processo elettorale del 2022”, si legge in una nota.

Un botta e risposta che incendia ancora il dibattito politico a quasi due settimane dal ballottaggio che ha sancito la vittoria di Lula su Bolsonaro per 50,9% a 49,1%. “Non voglio guerra ma pace, non odio ma amore”, ha concluso Lula in un apparente gesto distensivo nei confronti dell’avversario.

(di Leonardo Cioni/ANSA)

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