L’analisi di Stefano Polli: Trump, midterm e il messaggio per l’Europa

Voto in un seggio elettorale in California durante il voto Midterm.
Voto in un seggio elettorale in California durante il voto Midterm. EPA/JOHN G. MABANGLO

ROMA. – Dalle elezioni di Midterm americane arriva un messaggio molto chiaro per l’Europa. La seconda parte del mandato di Joe Biden alla Casa Bianca sarà diversa dai primi due anni e l’Europa deve cominciare ad attrezzarsi, accelerare le sue riforme interne e cercare con più decisione quella autonomia strategica finora coltivata più con le parole che con i fatti.

La lunga volata verso le elezioni del 2024 è iniziata, porterà conseguenze importanti nella politica interna americana e influenzerà in qualche modo anche i rapporti con gli alleati. L’attuale presidente manterrà certamente la barra dritta su quelle che rimangono le priorità internazionali di Washington: l’aiuto all’Ucraina e la condanna di Putin, la lotta alla crisi economica, il confronto sempre più aspro con la Cina.

Anche i rapporti con l’Europa – tornati alla ‘normalità’ dopo i burrascosi quattro anni di Trump – rimarranno in alto nell’agenda americana. Ma il clima interno degli Stati Uniti è destinato a cambiare molto velocemente e Trump – che a metà novembre formalizzerà la sua nuova candidatura alla Casa Bianca – ha già fatto capire che la sua intenzione è quella di attaccare senza tregua non soltanto Biden ma anche i suoi potenziali avversari nelle file repubblicane a cominciare da Ron DeSantis, già messo abbondantemente nel mirino dal Tycoon.

E il fatto che ‘l’ondata rossa’ non ci sia stata non fa che aumentare l’irritazione di Trump e la sua volontà di rivincita. La conseguenza diretta di tutto questo sarà una forte polarizzazione della politica interna americana dove l’economia, l’alta inflazione, le decisione della Fed, il disagio della classe media e la crisi sociale saranno i temi che Biden troverà tutte le mattine sulla sua scrivania nello studio ovale.

Insomma l’America tornerà a guardare con più attenzione alla strada che porterà alle prossime elezioni con un ritorno quotidiano sulle scene di Donald Trump. E Biden, pensando anche all’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021, non potrà che ricordare come in gioco nel suo Paese ci siano ancora i valori e i principi di base della democrazia.

In questa fase l’Europa non ha molte scelte. I 27, ancora una volta, dovranno riflettere con attenzione sulle loro mosse. Il sentiero davanti a loro è segnato, ma va percorso con velocità, volontà politica, coraggio e unità. Sono caratteristiche che l’Ue non sempre ha dimostrato di avere nel suo percorso storico fatto troppo spesso di stop and go, ripensamenti, liti interne e visioni contrastanti.

La prova della pandemia è stata superata grazie al colpo di reni che gli europei hanno saputo compiere, trovando una nuova solidarietà. L’approccio alla guerra in Ucraina è stato coraggioso, con un livello di consapevolezza importante nella difesa dei valori e dei principi sui quali l’Europa è stata costruita.

Ma in questa fase decisiva stanno emergendo nuove frizioni e nuove divisioni. Sulla ricetta per combattere l’aumento del prezzo del gas e l’inflazione i 27 faticano molto a trovare una posizione unitaria. Sulla riforma del Patto di stabilità sta tornando la contrapposizione tra falchi e colombe anche se appare molto evidente che i falchi stanno difendendo regole ormai datate e anacronistiche.

La sfiducia reciproca sta tornando in Europa dopo alcuni anni di buon cammino comune sulla Pandemia e sull’Ucraina. E l’Europa invece deve continuare a camminare sul quel sentiero mentre il mondo intorno sta cambiando molto velocemente. La prova plastica viene da Sharm el Sheick dove alla Cop27 cinesi, russi e indiani hanno scelto di non andare e dove Usa e Gb si sono presentati con i compiti non fatti.

L’Europa invece è molto avanti con i suoi progetti e la sua consapevolezza. I discorsi dei leader europei hanno indicato con chiarezza la strada da seguire e i modi concreti per percorrerla. Il resto è stato un vuoto di parole senza alcuna conseguenza pratica mentre il mondo sta ormai sull’orlo del baratro del disastro climatico.

E’ questo il modello da seguire per i 27 anche sull’Ucraina, sulla lotta all’inflazione e agli aumenti energetici, per il rispetto dei diritti nel mondo. L’Europa deve provare, senza rinvii, a diventare sempre di più un attore autonomo sulla scena internazionale al fianco del suo miglior alleato, gli Stati Uniti. Sapendo che a Washington da oggi iniziano due anni complessi e decisivi e che Biden dovrà guardarsi dal ritorno di Trump.

(di Stefano Polli/ANSA)

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