La prima volta di Meloni a Bruxelles, priorità rivedere il Pnrr

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri n. 2
Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri n. 2. (Ufficio Stampa Presidenza del Consiglio)

ROMA. – La sua prima volta a Bruxelles alla guida del governo. Un governo di centrodestra, che non ha mai avuto davvero dubbio di non riuscire a formare, nonostante le “incomprensioni” con Silvio Berlusconi. E l’attivismo di Matteo Salvini con cui c’è un rapporto “nuovo”, di “franchezza reciproca”.

Alla vigilia della sua prima uscita internazionale, nel cuore delle istituzioni europee, Giorgia Meloni fa un bilancio dei rapporti con gli alleati – nel nuovo libro di Bruno Vespa – e prepara i dossier che porterà a Ursula von der Leyen: l’energia e l’Ucraina, certo, e le risorse da trovare contro il caro-bollette. Ma, soprattutto, il Pnrr che, proprio a causa della crisi innescata dal conflitto, ha urgente necessità di un tagliando.

La presidente del Consiglio, completata la squadra di governo, si prende qualche ora di stop. Augura a tutti via social “buona festa di Ognissanti”, e per il resto della giornata rimane silente, dopo la lunga conferenza stampa di ieri. Certo a Roma rimangono da fare i cambi di nomi e le deleghe da attribuire ai vari ministeri – oltre a quella ai servizi – che si dovrebbero risolvere con un decreto al prossimo Consiglio dei ministri, chiamato anche, però, a integrare la Nadef con le nuove stime, e i nuovi obiettivi del programma economico del nuovo esecutivo.

Una questione che probabilmente sarà affrontata nel faccia a faccia di giovedì pomeriggio con Ursula von der Leyen, che appena insediato il governo si era detta “impaziente” di incontrare la nuova premier italiana. L’appuntamento, organizzato in tempi record così come gli altri due incontri previsti nella stessa giornata, quelli con la presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola e quello, che chiuderà la missione a Bruxelles, con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel.

Meloni arriverà nella sede della Commissione portando i dati di una economia italiana che, a dispetto delle previsioni, ha continuato a crescere anche nel terzo trimestre, allontanando almeno di un poco quelle “nuvole” che vedeva all’orizzonte già il suo predecessore. In linea con Mario Draghi ribadirà che è indispensabile porre un freno al prezzo del gas con una azione comune.

Dall’altra parte però, segnando ancora una volta un punto di “discontinuità”, porrà sul tavolo la questione della revisione del Pnrr, per tenere conto dello scenario mutato a causa della guerra ma anche del caro-materiali, che blocca le imprese e rischia di mandare deserte le gare.

L’Italia, garantirà, sarà sempre dalla parte di Kiev ma le priorità dopo l’aggressione della Russia all’Ucraina sono cambiate, il ragionamento che porterà davanti alle istituzioni europee, e il piano non può rimanere uguale a quando l’emergenza cui far fronte era il crollo delle economie causa Covid. In attesa di capire se e come si potranno utilizzare i diversi fondi, per dirottarli maggiormente sull’energia, il governo continua a studiare le sue mosse a livello “nazionale”.

Difficile però che un nuovo decreto aiuti possa arrivare già venerdì perché per utilizzare il ‘tesoretto’ (circa 10 miliardi, ma dopo il dato del Pil si stanno rivedendo le stime) serve l’autorizzazione del Parlamento. L’orientamento all’interno del governo sarebbe comunque quello di procedere subito con la proroga delle misure in scadenza a novembre, in modo da dare copertura in particolare alle imprese fino alla fine dell’anno (servono circa 5 miliardi). E di trasferire il resto delle risorse sul 2023, come dote per la manovra, che conterrà il grosso dei nuovi interventi sull’energia.

Certo ci saranno da tenere a bada gli appetiti dei partiti ma, assicura a Vespa, con Salvini “si è stabilito un rapporto nuovo”, fatto di “franchezza reciproca senza polemiche”. Anche perché il leader della Lega non si è schierato “aprioristicamente” con Berlusconi e ha “aiutato molto”, in questo modo, a ricomporre il rapporto con il Cav. Le incomprensioni “in più” che ci sono state, osserva la premier, sono state figlie del “passaggio del testimone”.

In momenti “epocali”, dice, è inevitabile che “ci siano delle scosse”. E poi, osserva con parole che a molti sono sembrate una stoccata alla fedelissima Licia Ronzulli, Berlusconi forse “non è stato ben consigliato all’inizio”.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

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