Covid: “Reintegro medici no-vax non in reparti a rischio”

Un'immagine del reparto di terapia intensiva all'ospedale Poliambulanza di Brescia, reparto Covid,
Un'immagine del reparto di terapia intensiva all'ospedale Poliambulanza di Brescia, reparto Covid, 25 gennaio 2022. ANSA/FILIPPO VENEZIA

ROMA. – I medici e sanitari non vaccinati contro Covid-19 e che si apprestano a rientrare negli ospedali “non siano reintegrati nei reparti più a rischio per la presenza di pazienti particolarmente fragili, a partire dalle Terapie intensive e le Oncologie”.

All’indomani del via libera del Consiglio dei ministri al provvedimento che ha anticipato la fine dell’obbligo vaccinale anti-Covid per le professioni sanitarie dal 31 dicembre al 1 novembre, con il relativo rientro dei sanitari non vaccinati, il sindacato dei medici ospedalieri mette in guardia dai rischi ed invita alla prudenza a tutela dei malati.

“Non assegnare i medici e sanitari non vaccinati ai reparti maggiormente a rischio”, è la richiesta del segretario nazionale dell’Anaao Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri maggiormente rappresentativo, Pierino Di Silverio. Questo provvedimento, spiega, “ci lascia perplessi soprattutto per il ‘deficit comunicativo’ da parte del governo: fino a ieri i no vax, come da tutti convenuto, non dovevano assolutamente essere presenti in ospedale, mentre da oggi in poi tutto torna alla precedente normalità. Ma così si lascia spazio a contenziosi e ancora una volta si crea una confusione comunicativa che fa male soprattutto ai cittadini ed a tutto il sistema sanitario”.

Quindi, rileva, “il minimo è che questi medici e sanitari non vaccinati reintegrati non vengano assegnati a reparti ad alto rischio. Anche perché se l’obiettivo è colmare le carenze di personale, non è così che si può risolvere questo problema: l’azione è sbagliata, dato anche il numero ridotto di questi medici che sono circa 4mila, e ci vogliono piuttosto degli interventi strutturali finora mancati”.

Insomma, “questo decreto, fatto senza il coinvolgimento delle parti sociali, non risolve assolutamente il problema della carenza di medici e attendiamo di essere ricevuti al più presto dal ministro perché senza un confronto con le parti sociali è difficile avviare un percorso di ricostruzione post-pandemia del Servizio sanitario nazionale”, aggiunge.

Dura la posizione in merito del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che giudica “gravissima e irresponsabile la decisione del Governo di riammettere negli ospedali e nelle Rsa i medici No vax. Un’offesa alla stragrande maggioranza dei medici responsabili, e un’offesa ai pazienti. Questa è davvero una decisione tutta ideologica, degna – commenta – della peggiore politica politicante”.

Sul reintegro è cauto anche il presidente della Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) Giovanni Migliore, il quale spiega che “le situazioni di reintegro dei medici non vaccinati saranno valutate caso per caso rispetto all’assegnazione nei reparti; ciò a tutela sia del medico sia dei pazienti”.

L’obbligo vaccinale, afferma, “sarebbe comunque decaduto entro due mesi e in una fase nuova dell’epidemia era necessario intervenire per fare chiarezza e questo provvedimento va in questa direzione; a seconda della valutazione del rischio decideremo e le direzioni sanitarie individueranno i reparti e le situazioni più opportune in cui utilizzare pienamente questi sanitari, che rappresentano una risorsa, ma sono ad ogni modo una percentuale molto piccola rispetto alla grande maggioranza degli operatori sanitari e medici che sono invece vaccinati”.

Ora “la priorità – sottolinea Migliore – è avere maggiore personale per rispondere alla domanda dei cittadini e pertanto qualunque provvedimento che vada in questa direzione non può che essere il benvenuto”. Per organizzare il rientro in corsia dei medici non vaccinati, precisa inoltre il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli, “la valutazione del rischio e dunque del reparto dove indirizzare i sanitari è demandata ai direttori sanitari, e anche le Regioni possono emanare provvedimenti organizzativi in questo ambito”. Tuttavia, conclude il presidente Fnomceo, “riteniamo che tutti i medici debbano continuare a considerare la vaccinazione come una misura fondamentale ed un presidio cruciale per combattere la pandemia”.

(di Manuela Correra/ANSA)

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