Meloni apre la partita internazionale con il supporto di Mattarella

Dichiarazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al termine del conferimento dell'incarico all'on. Giorgia Meloni. (Ufficio stampa Presidenza della Repubblica)
Dichiarazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al termine del conferimento dell'incarico all'on. Giorgia Meloni. (Ufficio stampa Presidenza della Repubblica)

ROMA. – Un governo “in tempi record”, come i suoi fedelissimi predicavano da giorni. Perché le emergenze sono tante – dalla guerra in Ucraina al caro-energia – dossier tutti difficili e urgenti e il tempo, soprattutto in vista della manovra, pochissimo. Le prime mosse del premier incaricato saranno dunque sul fronte internazionale, con il possibile incontro con Emmanuel Macron a Roma e, passo successivo, la visita a Bruxelles per incontrare tra gli altri Ursula Von Der Leyen.

Giorgia Meloni affronta tutti questi nodi con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nell’ora abbondante che passa dentro allo studio alla Vetrata, prima di essere incaricata prima donna presidente del Consiglio d’Italia. Una giornata “epica”, come la musica che accompagna il video che la leader posta sui social poco dopo le consultazioni. E che viene ‘sporcata’ dal pasticcio sull’energia, che scatena subito le dietrologie sulle difficoltà di gestione degli alleati.

Già all’esordio, insomma, si vede che potrebbe non bastare far sedere accanto a sé a Palazzo Chigi come vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, con Forza Italia alle prese con le sue beghe interne che, per molti, sono la causa dello “scambio” di nomi tra Paolo Zangrillo e Gilberto Pichetto. E la Lega che non perde tempo a rivendicare il controllo della Guardia Costiera che rimarrà alle Infrastrutture, nonostante tra le new entry nell’elenco dei ministeri compaia quello del Mare, seppure come delega affiancata a quella del Sud.

Il caso Pichetto-Zangrillo a sera sembra in realtà solo frutto di una incomprensione, all’interno della compagine azzurra prima di tutto. Lo stesso Zangrillo, uomo fidato e fratello del medico personale di Berlusconi, sentito il suo nome accanto al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, avrebbe chiamato il Cavaliere per declinare l’offerta perché non si sentirebbe “adatto” al ruolo.

Che torna così a Pichetto che poco prima della correzione ufficiale da parte dello staff di Fratelli d’Italia aveva addirittura già inviato una nota in cui si diceva onorato di andare alla Pubblica amministrazione, poi ritrattata e trasformata in un grazie per la destinazione del Mite. In un giro di telefonate con il Colle la questione sarebbe stata corretta in tempo per autorizzare la firma dei decreti di nomina corretti da parte di Mattarella.

Zangrillo-gate a parte, raccontano che Meloni sia arrivata al Colle con la lista definita – tenuta coperta fino all’ultimo anche agli alleati – che non sarebbe stata oggetto di particolari approfondimenti con il Capo dello Stato. Con cui invece sarebbero state affrontate tutte le sfide che attendono ora la premier incaricata.

Il colloquio è disteso, il clima è quello di “leale collaborazione” che entrambi ci tengono a instaurare e a portare avanti. Perché ci sarà appena il tempo di organizzare il passaggio di consegne, con la cerimonia della campanella fissata per domenica mattina, che subito bisognerà affrontare la trattativa europea sul gas, che ha segnato passi avanti ma non ancora risposte concrete.

Senza sponda di Bruxelles, e la possibilità di utilizzare risorse comuni per tamponare il caro energia, i margini per la manovra sono minimi, visto che finora gli aiuti sono costati, le ripetono anche i suoi esperti economici, 5 miliardi al mese. Per ottenere risultati in Ue, si conta sull’asse, tutto da costruire, con la Francia, la più vicina alle posizioni italiane. Anche per questo lo staff di Meloni starebbe già lavorando a un primo incontro con Emmanuel Macron, che arriverà a Roma proprio mentre ci sarà lo scambio della campanella con Mario Draghi.

Meloni sente il premier uscente non appena lasciato il Quirinale con in mano l’incarico. E il premier uscente oltre a lasciarle in eredità “il lavoro fatto”, le lascerà probabilmente anche l’esperienza del ministro Roberto Cingolani, che dovrebbe rimanere come una sorta di advisor a supportare sul fronte delle trattative europee il ministro Pichetto. Il passaggio successivo, probabilmente il suo esordio internazionale, dovrebbe invece essere proprio a Bruxelles.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)