Mai così tanti poveri, la Chiesa spinge sul Redditto di Cittadinanza

Primo giorno per fare richiesta del reddito di cittadinanza presso l'ufficio postale centrale in via Alfieri, Torino
Primo giorno per fare richiesta del reddito di cittadinanza presso l'ufficio postale centrale in via Alfieri, Torino, 6 marzo 2019. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

CITTÀ DEL VATICANO. – Si rivolge direttamente al governo che verrà il presidente della Cei, l’arcivescovo di Bologna e cardinale Matteo Zuppi, ben sapendo di toccare uno dei nodi centrali per il nuovo esecutivo: “Il governo sappia affrontare con molto equilibrio il problema del reddito di cittadinanza che è stato percepito da 4,7 milioni di persone, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti. C’è un aggiustamento da fare ma mantenendo questo impegno”.

Un impegno, dice Zuppi nel videomessaggio inviato alla presentazione del Rapporto sulle povertà curato da Caritas italiana e diffuso oggi nella Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà , “che deve essere così importante in un momento in cui la povertà sarà ancora più dura, ancora più pesante e rischia di generare ancora più povertà in quelle fasce dove si oscilla nella sopravvivenza, che devono avere anche la possibilità di uscire da questa zona retrocessione”.

Ai centri Caritas da parecchie settimane si bussa alla porta sempre più per un aiuto per le bollette ma è tutto il quadro stilato dal Rapporto sul 2021 in base ai dati Istat, ai dati raccolti dai centri di ascolto diffusi su tutto il territorio e alle indagini qualitative realizzate ad hoc, a parlare chiaro: “Nel 2021 la povertà assoluta conferma i suoi massimi storici toccati nel 2020, anno di inizio della pandemia da Covid-19. Le famiglie in povertà assoluta risultano 1 milione 960mila, pari a 5.571.000 persone, il 9,4% della popolazione residente”, cioè un italiano su dieci.

“L’incidenza si conferma più alta nel Mezzogiorno (10% dal 9,4% del 2020) mentre scende in misura significativa al Nord, in particolare nel Nord-Ovest (6,7% da 7,9%)”. Per quanto riguarda il “polso” stretto delle Caritas, da queste emerge che, sempre nel 2021 “nei soli centri di ascolto e servizi informatizzati, le persone incontrate e supportate sono state 227.566. Rispetto al 2020 si è registrato un incremento del 7,7% del numero di beneficiari supportati, legato soprattutto agli stranieri”.

“Non si tratta sempre di nuovi poveri – spiega il Report – ma anche di persone che oscillano tra il dentro e il fuori dello stato di bisogno”. Oltretutto, spesso si tratta di “povertà intergenerazionale” perchè “in sei casi su dieci l’indigenza è ereditata” e “ci vogliono cinque generazioni per uscirne”.

Di lotta alla povertà è tornato a parlare oggi anche il Papa ricevendo in udienza un gruppo di imprenditori spagnoli: per combatterla, ha detto Francesco, occorre “creare posti di lavoro”, serve “un’economia che riconcili tra loro i membri delle varie fasi della produzione, senza disprezzarsi a vicenda, senza creare maggiori ingiustizie o vivere una fredda indifferenza”.

La spinta al Reddito di Cei e Caritas non poteva non sollevare anche le reazioni dei sindacati: per la Cgil la povertà è destinata ad aggravarsi a causa di inflazione, caro bollette e aumento dei costi dei beni alimentari, circostanze che fanno del Reddito uno “strumento indispensabile” anche se da “migliorare”. Ancora più netta la Uil secondo cui occorre “rafforzare gli strumenti di contrasto alla povertà, a partire dal Reddito di cittadinanza”.

Particolarmente drammatico, il Rapporto di Action Aid da cui emerge che il numero di adolescenti in Italia che sperimentano gli effetti della povertà alimentare è crescente e li porta “anche da piccoli, ad imparare a rinunciare ai cibi preferiti o troppo costosi e a vedere riempirsi il frigorifero solo con i pacchi degli enti di assistenza alimentare, a non praticare sport, a ridurre o eliminare le uscite con gli amici e le occasioni di socialità, fino a tenere la paghetta mensile come risparmio da dare ai genitori nei momenti di crisi”.

Lo sguardo internazionale è dato invece dall’Unicef: “In Europa orientale e Asia Centrale la povertà dei bambini è aumentata del 19% a causa della guerra in Ucraina e dell’inflazione, spingendo 4 milioni di bambini in più in povertà”.

(di Nina Fabrizio/ANSA)

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