Fontana presidente della Camera. Pd: “Sfregio per l’Italia”

Lorenzo Fontana eletto presidente della Camera dei Deputati
Lorenzo Fontana eletto presidente della Camera dei Deputati. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – Lorenzo Fontana è il nuovo presidente della Camera dei deputati. Veronese doc, 42 anni, eurodeputato e poi deputato, con la Lega dalla prima ora è stato eletto, tra le proteste dell’opposizione con 222 voti su 392 votanti. Questa volta anche Forza Italia lo ha sostenuto. Ma mancano all’appello 15 voti per ottenere l’ein plein della maggioranza che a Montecitorio quota a 237 deputati.

Dopo Ignazio La Russa al Senato si chiude così la partita delle presidenze e la palla torna a Giorgia Meloni per la formazione della squadra di governo in vista delle consultazioni che il presidente Mattarella potrebbe aprire ragionevolmente il 20 ottobre.

Quella di Lorenzo Fontana non è stata un’elezione indolore ed è avvenuta tra le forti proteste dell’opposizione, tanto che all’inizio della quarta votazione alcuni deputati, tra i quali Alessandro Zan del Pd, hanno esposto un grande striscione con la scritta “No a un presidente omofobo pro Putin”, prontamente rimosso dai commessi parlamentari.

Nel suo discorso d’insediamento ha citato papa Francesco definendolo una guida, “un riferimento spirituale per la maggioranza dei cittadini italiani”. Fontana si è sempre distinto per posizioni ultraconservatrici in materia di diritti. Fecero scalpore poi alcune sue dichiarazioni pro-Putin. Grande tifoso gialloblù, laureato in Scienze Politiche, Filosofia e Storia, è considerato l’esponente di punta dell’ala dura del partito.

Cattolico tradizionalista, da sempre ha messo in primo piano nella sua attività politica la sua fede, in prima fila contro l’aborto, le unioni civili, la cosiddetta teoria gender, il matrimonio tra omosessuali. Se Giorgia Meloni si è limitata a dire che anche alla Camera è stata “buona la prima, stiamo procedendo in modo spedito”.

Durissima è stata invece la reazione del Pd a questo nome: “Putin festeggia per l’elezione di Fontana”, scrivono a caldo fonti del Nazareno. Ancora più tagliente il commento del segretario Enrico Letta: “peggio di così nemmeno con l’immaginazione più sfrenata. L’Italia non merita questo sfregio”, ha scritto su twitter.

Ad essere preoccupate per il segnale che Fontana rappresenta sono ovviamente le associazioni per i diritti civili: il nome di Fontana “crea grande sconcerto”, spiega tra gli altri il segretario generale di Arcigay Gabriele Piazzoni. Una preoccupazione di tutta l’area tanto che come risposta nel Pd spunta l’ipotesi di schierare alla vicepresidenza un profilo diametralmente opposto e contrapposto a quello dell’ultraconservatore veneto: Alessandro Zan.

Il nome di Zan, paladino dei diritti della comunità Lgbtq+ e padre del ddl contro l’omotransfobia (mai approvato ma sempre rivendicato dal Nazareno) è entrato tra quelli su cui si sta discutendo per la vicepresidenza della Camera. Olimpico invece il commento di Guido Crosetto: “Il Parlamento è quel luogo dove il presidente di un ramo può essere un cattolico tradizionalista come Fontana e magari il vice presidente un paladino delle battaglie LGBT come Zan. Oppure il contrario, tra qualche anno. È il luogo del confronto delle diversità, senza pregiudizio”.

Intanto non si sono certo cicatrizzate le ferite interne della coalizione di centrodestra dopo le tensioni del Senato sull’elezione di Ignazio La Russa alla seconda carica dello Stato. Per il quale Forza Italia non ha votato. Ad attaccare è proprio lo stesso neopresidente del Senato che invita Berlusconi a “dichiarare” che la foto pubblicata sui giornali – nella quale si vede un foglietto del Cavaliere con giudizi su Meloni non certo lusinghieri – “è fake”.

Commento che non piace proprio ad Andrea Orlando del Pd: “ma sbaglio io o è un po’ improprio che il garante di tutti i senatori entri così in una vicenda tra esponenti politici di una parte?”, si chiede retoricamente l’esponente Dem.

In questo clima, dopo i passaggi formali per le commissioni e i capigruppo parlamentari, si entra nel vivo della formazione del governo. E la squadra non sembra certo ancora definita. Un segnale – nessuno crede all’errore – potrebbe essere un gruppo di schede, ovviamente annullate, che sono finite a Fontana, ma ad Attilio, il governatore della Lombardia.

(di Fabrizio Finzi/ANSA)

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