ERC a Sánchez: per un patto sulla manovra rispettare la parola data

MADRID — “Fare quanto ancora non fatto. Migliorare quanto promesso. Favorire un clima di fiducia”. E cioè, far sì che la parola data “valga qualcosa”. Il partito indipendentista catalano Esquerra Republicana (ERC) manda un messaggio al premier Pedro Sánchez in vista del voto sulla legge di bilancio, per la cui approvazione il governo avrà bisogno di sostegni esterni. “In Catalogna”, ha detto oggi il in Parlamento portavoce di ERC Gabriel Rufián, “ci sono ancora persone esiliate e perseguitate a causa di un referendum (…), pensate che così si possa negoziare su qualcosa?”.

ERC ha colto l’occasione per ricordare direttamente a Sánchez una delle principali rivendicazioni indipendentiste in occasione dell’intervento che il premier stesso ha chiesto al Congresso dei deputati per parlare di energia ed accordi europei. Nel turno di repliche al primo ministro, Rufián ha provato a sfruttare la posizione spesso decisiva, insieme a quella di altri gruppi regionalisti, che il suo partito ricopre per permettere alla coalizione Partito Socialista – Unidas Podemos di ottenere l’ok alle proprie misure in Parlamento.

“Non sappiamo se la prossima legge di bilancio sarà la più sociale della storia dell’umanità, questo lo direte di nuovo per il terzo anno consecutivo”, ha detto Rufián, “ma saranno i più militaristi. Lo sappiamo, perché voi sugli aspetti sociali non rispettate mai gli impegni, sulla parte militare sempre”.

Il portavoce di ERC ha criticato vari aspetti della proposta di manovra del governo, sostenendo ad esempio che non è chiaro se verrà prevista l’approvazione di una legge per limitare i prezzi degli affitti fuori controllo, una delle promesse della coalizione di sinistra. “Dov’è quella legge?”, ha chiesto Rufián.

“Presidente, avanzare con ERC è molto facile”, ha poi detto il portavoce indipendentista,  chiedendo poi direttamente al premier di “rispettare” gli impegni presi per quanto riguarda la fine della “repressione” a leader secessionisti. Un aspetto toccato proprio mentre il suo partito, al governo in Catalogna, si è trovato in una posizione debilitata per il passaggio all’opposizione di Junts per Catalunya, partito secessionista detentore di 32 seggi su 135 nel Parlamento regionale.

“In Catalogna, a causa di un referendum, ancora oggi ci sono 7 persone esiliate e perseguitate dalla Corte Suprema; 1.500 persone perseguite in attesa di multe o pene di reclusione; 28 alti funzionari coinvolti in cause presso il Tribunale di Barcellona; 9 leader politici graziati solo parzialmente che non possono candidarsi alle elezioni; 15 sindaci condannati per aver aperto un collegio elettorale; 54 persone processate dalla Corte dei conti per un referendum o 65 persone spiate con Pegasus”, ha ricordato Rufián.

Secondo media come El País, il governo mantiene comunque intatta la fiducia di arrivare a un accordo con ERC e altri partner parlamentari per la legge di bilancio.

Redazione Madrid

Lascia un commento